Una mostra fotografica su Cuba Deportiva del fotografo e antropologo Massimiliano Verdino.
Immagini intense, che raccontano dell’umano e della sua vicenda nel grande ring della storia.
Immagini che avevano il compito di raccontare un ritmo: quello dei piedi veloci, quello del cuore, quello di chi schiva un colpo, quello di chi ne sgancia uno verso (mai contro!) l’avversario. Il ritmo di una corda saltata per allenarsi, il ritmo del respiro, ancora quello del cuore e quello di una scarica sul sacco.
Le parole del campione mondiale Patrizio Sumbu Kalambay, ex pugile, oggi allenatore e i suoi ricordi d’oro ai mondiali 1987/1989.
Mario Bambini che racconta, sollecitato dal direttore Artistico Dario Ricci, del suo essere maestro di pugilato e di come le sue atlete abbiano oggi disciplina, grinta, motivazione.
Il ritmo del cuore e il prof. Stefano Tirelli che offre riflessioni sulla preparazione mentale, sulla bellezza del gesto atletico, sul senso metafisico -oserei dire- del combattimento come espressione di una carica vitale ben direzionata, disciplinata e quindi liberatoria.
Così si è aperto anche quest’anno il Festival Premio Rocky Marciano.
Al ritmo del cuore, un cuore che batte per Greta e per i bambini che come lei, vivono quella particolare condizione che comunemente viene definita autismo.
Suo padre Gabriele dal palco commuove e ammonisce: “Mi basta un abbraccio di mia figlia”.
E la musica dei Freak che incornicia la sensazione-certezza che raccontare storie di sport è raccontare l’umanità in una meravigliosa metafora che parla di cadute e rialzate sul ring dell’esistenza.
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