Come ogni processo emozionale e cognitivo, la risata sottintende molteplici aspetti e sistemi, i quali delineano una serie di ripercussioni funzionali per l’essere umano e di conseguenza per il suo corpo.
A livello neurofisiologico la risata coinvolge la corteccia frontale e il sistema piramidale oltre che l’amigdala, il talamo e l’ipotalamo.
I primi due determinano la sfera cognitiva del processo, i quali attivano la corteccia motoria che permette al corpo di compiere cambiamenti muscolari di risposta.
La sfera emozionale invece, sostenuta dai nucleus accumbens, porzione ventrale dei nuclei della base, elabora e razionalizza la sensazione di felicità e di benessere derivante.
Ridendo si contraggono numerosi muscoli, in particolare di volto, addome e il diaframma e la derivante contrazione di queste fasce muscolari determina una espirazione protratta, a cui segue, a termine della risata, un competo rilassamento muscolare; a tale meccanismo è associato il cambiamento dei pattern respiratori, che si modificano a seconda dell’intensità, della durata e delle caratteristiche personali, costituendo una sorta di esercizio respiratorio automatico.
L’associazione tra la vasodilatazione, dovuta a rilascio di ossido nitrico, e l’aumento della funzionalità respiratoria fa sì che la risata sia correlata ad un miglioramento della ossigenazione del sangue e dei tessuti.
La risata facilita e induce un meccanismo naturale, definito eustress, termine coniato dall’endocrinologo Hans Selye, che significa letteralmente stress buono, che determina la riduzione della produzione di cortisolo aumentando le difese dell’organismo.
Oltre al cortisolo, nella risata, sono coinvolte anche le endorfine, le quali sono definite ormoni della felicità in virtù della loro capacità di provocare una sensazione di benessere e piacere.
Le endorfine sono neurotrasmettitori prodotti dall’ipofisi anteriore i cui principali effetti e in primis il loro rilascio sono legati a determinate attività ritenute gratificanti, tra le quali la risata.
In tale articolata dimensione, si delinea una correlazione tra risata e Memoria a Breve Termine, in quanto i dosaggi di cortisolo e di endorfine ricoprono un ruolo importante anche nei processi mnestici; nello specifico, una bassa produzione di cortisolo aumenta le prestazioni di memoria legati alla MBT e i cambiamenti neurochimici legati alle endorfine migliorano le funzioni del sistema immunitario e mutano l’attività delle onde cerebrali, portandole verso la frequenza delle onde gamma, responsabili anche questi del miglioramento della memoria.
In questa dimensione, all’interno dei più innovativi suggerimenti terapeutici per il trattamento di pazienti affetti da Demenza di tipo Alzheimer, si individua lo Yoga della Risata, la quale è stata pensata e concepita alla fine degli anni ’90 dal dottore indiano Madan Kataria.
Lo yoga della risata stipula i suoi principi sull’assetto teorico che identifica come il cervello non sia in grado di distinguere una risata spontanea, da una risata simulata e forzata; la nostra coscienza distingue i due fenomeni, mentre il cervello no ed è capace di attivare in entrambe le circostanze la stessa risposta neuroendocrina.
In una prospettiva, in cui ad oggi le uniche possibilità terapeutiche per l’Alzheimer sono finalizzate a rallentare e a ritardare il più possibile il progredire patologico e sintomatologico dell’affezione, è di fondamentale importanza concepire e considerare tutti quegli interventi che forniscono una dimensione olistica della persona in cui il benessere psicologico è considerato fondamentale aldilà degli esiti terapeutici a lungo termine.
Una seduta tipica di yoga della risata dura circa 20-30 minuti e in questa vengono proposto esercizi di respirazione tipici dello yoga ad esercizi specifici che sollecitano la risata.
Lo yoga della risata fa in modo che si mettano in circolo tutta una serie di aspetti finalizzati al buon umore, alla salute fisica e al benessere della mente.
“Il buon umore contribuisce a mantenersi in salute.”
You must be logged in to post a comment Login