Organizzare un evento come “Ci vuole un villaggio. Tre storie di adozione al cinema” è stato un viaggio intenso e arricchente, che ho portato avanti come vicepresidente della neonata ETS C.A.S.A. Centro di Ascolto e Servizi Assistenziali. Iniziato come un’idea semplice, ma potente, il nostro percorso ci ha condotto a creare tre serate di grande impatto, costruite intorno a storie di adozione raccontate attraverso il cinema. E ora, guardando indietro a ciò che abbiamo vissuto insieme, non posso che sentirmi profondamente grata verso tutti coloro che hanno partecipato, rendendo a questa idea la possibilità di fasi carne, contatto, mani.
Un’Idea Che Germoglia
Tutto è iniziato con una domanda:
“Come risponde un nonno, una zia, un insegnante alle domande sull’adozione che il loro bambino adottato potrebbe porre loro?”
Questa riflessione ha acceso una scintilla. Non volevamo proporre risposte pronte o regole, ma un contesto che favorisse il confronto, l’ascolto e la riflessione. Così, abbiamo coccolato quest’idea per un anno e mezzo, cercando un formato che potesse essere leggero ma significativo, educativo ma accessibile.
La risposta è arrivata dalle storie. Perché non raccontarle attraverso il cinema, un linguaggio universale che tocca corde profonde e permette a ognuno di riflettere sul proprio vissuto?
Un Fuoco Attorno al Quale Riunirsi
Abbiamo acceso simbolicamente un fuoco e ci siamo seduti intorno, certi che qualcuno sarebbe venuto a condividere questo spazio con noi. E così è stato. Con emozione crescente, abbiamo visto la partecipazione superare ogni aspettativa:
- 102 biglietti venduti per Il più bel secolo della mia vita.
- 85 biglietti per Lion – La strada verso casa.
- 105 biglietti per Nata per te.
Nella splendida cornice del Multiplex Arca di Spoltore, che ringrazio per la cortese ospitalità, centinaia di persone si sono lasciate attraversare dalle emozioni delle storie di adozione, portando a casa non solo domande, ma anche nuovi sguardi, abbracci e comprensioni. Attraverso la partnership dell’Ordine degli Psicologi d’Abruzzo, del Dipartimento di Psicologia dell’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara, di numerose associazioni che si occupano di adozione e affido, del Comune di Chieti e di Spoltore, i cui amministratori ci hanno onorato della loro presenza alla prima serata, abbiamo sentito un abbraccio grande della comunità e un incoraggiamento verso il nostro obiettivo
Le Tre Serate: Un Viaggio nel Cuore dell’Adozione
- “Il più bel secolo della mia vita” ci ha fatto sorridere e piangere e riflettere su alcune leggi che tutelano e limitano allo stesso tempo la ricerca delle proprie origini.
- “Lion – La strada verso casa” ci ha toccato profondamente, permettendoci di esplorare il vuoto dell’identità e il bisogno di un legame.
- “Nata per te”, con la storia di Luca Trapanese e Alba, è stata un inno all’amore incondizionato e alla capacità di accogliere l’altro in tutta la sua unicità.
Ogni serata è stata un’occasione per interrogarsi, per sentire, per essere parte di un dialogo più grande.
Le Riflessioni degli Esperti
Abbiamo avuto il privilegio di ospitare figure straordinarie, come:
- Il prof. Mirco Fasolo, ordinario di Psicologia dello Sviluppo all’UdA, che ci ha ricordato che “il viaggio si fa percorso”, un cammino che può essere affrontato solo con il sostegno di una comunità e ha sottolineato il ruolo essenziale del “villaggio” nella gestione delle crisi e nella costruzione di un percorso di crescita.
- La prof.ssa Maria Spinelli, associata di Psicologia dello Sviluppo all’UdA, che ha parlato della narrazione come filo conduttore che unisce il prima e il dopo, permettendo a ogni identità di trovare continuità.
- La dott.ssa Alessandra Sperati, ricercatrice in Psicologia dello Sviluppo all’UdA, che ci ha ricordato come ogni adulto, in quanto essere umano, sia predisposto a offrire cure e a creare legami significativi.
“Ci vuole un villaggio” – Il Significato di una Rete
Ogni genitore adottivo sa di non poter affrontare questo viaggio da solo. “Ci vuole un villaggio” è l’idea che, anche nelle sfide più difficili, esista una rete di sostegno. È la certezza che, cadendo, c’è qualcuno che ti rialza. È sapere che quel vuoto del legame, che a volte sembra incolmabile, può essere abitato e accolto con rispetto e amore.
Come madre adottiva, professionista e cittadina, sento forte il valore di questa rete. È qualcosa che nutre e che può essere costruito solo insieme.
Grazie al Villaggio
Oggi, mi porto a casa cuori e occhi accesi dalle storie che abbiamo condiviso. Mi porto a casa la conferma che un villaggio esiste e che insieme possiamo fare molto per sostenere i bambini adottati e le loro famiglie.
Grazie a chi ha partecipato, a chi ha creduto in questa idea, e a chi ha fatto rete con noi. Il villaggio siamo noi. E io sono onorata di esserne parte.
Ci vediamo presto, intorno a un nuovo fuoco.
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