Uno degli effetti più evidenti della psicoterapia, dal mio punto di vista, è la capacità di risvegliare il Bambino Libero, quello di cui più volte abbiamo parlato in questo blog.
Come ci si accorge di questo cambiamento?
Quando siamo più in contatto con i nostri bisogni e le nostre emozioni e li riusciamo ad esprimere.
Quando siamo capaci di usare quella facoltà chiamata fantasia, proprio nel senso rodariano di fantastica.
Ovvero di creare, far vivere e abitare mondi paralleli a quelli esistenti e che ci permettono di stare e muoverci sul piano del reale in modo paradossalmente più autentico e libero.
Come accade per una metafora: io dico altro per capire meglio quello che c’è.
Allora quando il muscolo della fantastica è un po’ allenato, mi può capitare di portare fisicamente una persona in una stanza diversa da quella abituale e di chiedergli di distendersi sulla chiase-longue e di proseguire il lavoro con me.
- “Focalizzati su ciò che ti disturba: il ticchettio dell’orologio, l’ambulanza in lontananza, l’idea di non aver chiuso l’auto e metti questi pensieri in un palloncino.”
Ripetiamo insieme questa operazione tante volte quanti sono gli elementi che disturbano e iniziamo a respirare ad un ritmo più profondo.
- Lavoriamo con una fantasia guidata.
- E torniamo nel presente.
Alla fine della sessione di quel palloncino ne facciamo ciò che il paziente vuole: lo scoppiamo, lo liberiamo, lo lasciamo attaccato alla mia sedia, pronto per essere ripreso la volta successiva.
“Fanne ciò che vuoi -chiosò Alessandro alla fine di una delle sedute di psicologia dello sport -ora so che non mi serve.”
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