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Lo sviluppo del linguaggio è un’abilità complessa e composta. Ne parliamo con un esperto, il prof. Mirco Fasolo, docente di Psicologia dello Sviluppo presso l’Università degli Studi d’Annunzio e esperto in sviluppo del linguaggio.
Le capacità sociali, lo sviluppo fono-articolatorio, la coordinazione, il pensiero simbolico, la capacità di utilizzare gesti deittici o iconici ne sono alla base. Il supporto dell’adulto è fondamentale durante tutto il periodo dello sviluppo infantile, è dentro la relazione, infatti che nascono i primi suoni, che col tempo, diventano parole e momenti di condivisione tra il bambino e sua madre (o caregiver).
Le prime parole emergono intorno ai 12 mesi, ma è intorno ai 18 mesi che avviene l’esplosione del vocabolario, con la decontestualizzazione del linguaggio stesso. Ovvero con quell’esportazione di parole singole o piccoli gruppi di parole in più contesti. “E’ il momento in cui il bambino comprende che c’è un nome per ogni cosa e che ogni cosa ha un nome” spiega il prof. Mirco Fasolo.
Nasciamo geneticamente predisposti alla relazionalità, tant’è che il bambino è abilissimo nel discernere l’intenzione espressa nei suoni, la cosiddetta prosodia, ovvero quegli aspetti musicali di intonazione che modulano i nostri discorsi, perchè “trasmettiamo le emozioni e la pragmatica con il tono della voce“, continua il prof. Fasolo.
Le cantilene, le ninnananne, le parole con i propri suoni, i toni della voce, le modulazioni, insieme al contatto fisico, rappresentano i primi abbracci per i nostri bambini. Il prof. li chiama abbracci prosodici, attraverso i quali si generano le prime sintonizzazioni affettive.
Il come della comunicazione conta spesso più del cosa ci mettiamo.
I bambini lo sanno.
Come adulti potremmo riscoprire questa verità.
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