La psicoterapia con i bambini è un percorso delicato, fondato su rispetto dei tempi, ascolto e cura. Al centro di tutto si trova la relazione terapeutica: un legame che diventa per il bambino una base sicura da cui partire per esplorare sé stesso e il mondo. Come scriveva John Bowlby, padre della teoria dell’attaccamento:
“Se una società si interessa ai propri bambini, dovrà prendersi cura anche dei propri genitori”.
Questa frase racchiude un principio essenziale: la cura del bambino passa attraverso le relazioni significative. Durante la terapia, il terapeuta diventa una figura di riferimento temporanea che offre contenimento, guida e supporto, lavorando in sinergia con i genitori attraverso un contratto a tre mani, un accordo che tiene presenti sia i bisogni del bambino, sia le richieste dei genitori.
Costruire una relazione terapeutica: un processo graduale
Stabilire una relazione terapeutica con un bambino richiede tempo e dedizione. Vi alcuni elementi fondamentali:
- Accoglienza : il bambino deve sentirsi al sicuro, accolto senza giudizio.
- Ascolto profondo: è necessario comprendere il suo mondo interno e convalidare le sue emozioni.
- Stimoli: la stenza dedicata alle terapia con i bambini deve essere adeguata e dotata di stimoli adatti.
La relazione non è solo uno strumento per raggiungere obiettivi terapeutici, ma è essa stessa la terapia. Attraverso il rapporto con il terapeuta, il bambino impara a fidarsi, a esprimere le proprie emozioni e a gestirle in modo più consapevole, a offrirsi permessi.
Coinvolgere i genitori nel percorso terapeutico
Nel mio modo di lavorare con i bambini, i genitori sono sempre parte integrante del percorso. Oltre al contratto a tre mani iniziale, dedico periodicamente a loro uno spazio esclusivo per condividere dubbi, paure, perplessità e gioie legate ai cambiamenti del bambino. Tenere i genitori dentro la relazione terapeutica è fondamentale: il loro coinvolgimento non solo sostiene il processo, ma è determinante per il proseguimento della terapia stessa.
Sono i genitori ad accompagnare il bambino nel suo percorso, a dare il consenso per lavorare con il nostro piccolo paziente e a sostenere concretamente il lavoro terapeutico, anche attraverso il pagamento delle sedute. Questo legame di fiducia reciproca permette di creare un’alleanza autentica, in grado di favorire la crescita del bambino e il raggiungimento degli obiettivi condivisi.
Concludere la terapia: un momento di crescita condivisa
Quando la terapia giunge al termine, il momento della rilettura del percorso insieme al bambino è particolarmente significativo. Attraverso disegni, manufatti e altre creazioni, si costruisce una narrazione che consente al bambino di riconoscere i progressi fatti e di salutare con gratitudine il lavoro svolto. Anche per il terapeuta, è un’occasione per chiudere la relazione in modo rispettoso e significativo, portando con sé la consapevolezza di aver accompagnato il bambino in un importante viaggio di crescita.
Condividere il significato del percorso svolto anche con i genitori diventa, infine, un passaggio cruciale. Questo momento offre loro una nuova responsabilità: quella di custodire il cambiamento raggiunto. Il rientro del sintomo che ha condotto il bambino in terapia potrà essere consolidato solo attraverso il loro impegno a offrire un ambiente rinnovato, in cui le parole e l’ascolto trovino spazio, diventando strumenti che sostituiscono i sintomi nel dialogo familiare.
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