Educare, quest’arte antica quanto l’essere umano, quest’attività del tirar fuori dal giovane ciò che egli stesso è, ci interroga e promuove scelte e riflessioni per noi adulti.
Molto è stato giustamente fatto per quell’educazione cognitiva addestrata e valutata nelle aule scolastiche.
Ma l’affettività? Il corpo? L’espressione di quell’intelligenza emotiva e relazionale di cui molto sentiamo parlare viene lasciata in disparte.
Frequentemente i ragazzi imparano la sessualità attraverso la condivisione di video pornografici.
Una storia vera ieri e vera oggi. Che sarà mai?
Tuttavia noi oggi sappiamo molte cose, abbiamo avuto teorie e osservazioni dei giovani di ieri e di oggi e abbiamo compreso che quel modo di auto-educarsi alla sessualità può generare deviazioni spesso dolorose e confusioni troppo spesso taciute.
Se da un lato si assiste ad una progressiva emancipazione, dall’altro lato manca lo stesso lessico che definisca gli organi genitali, le espressioni dell’affetto, dell’amore, dell’interpersonalità e della relazionalità.
Mi sono tante volte imbattuta in ragazzi che pensavano di non essere sufficientemente dotati o capaci di amare e avere una relazione sessuale, unicamente perché vissuti nel mito di un machismo, promosso dall’accesso ai siti porno e avulso dalla quotidiana realtà che abitiamo e viviamo.
Educare alla sessualità è un’arte che investe l’intero arco di vita delle persone: da piccoli si può insegnare a voler bene al proprio corpo a rispettarlo e a porre quel sacro senso del confine che non andrebbe mai valicato senza permessi.
Da bambini più grandi l’educazione sessuale passa attraverso la formazione sull’anatomia, sulle funzioni del corpo, sulla scoperta di come nasce la vita.
I ragazzini delle medie sono interessati all’educazione sessuale e affettiva innanzitutto perché il loro corpo o quello dei loro amici subisce modificazioni che vanno comprese, accolte e inserite in una narrazione di sè che sia armonica e ricca di significati.
Penso a quanto sia importante alle superiori educare i ragazzi non solo alla protezione di sè, della propria e altrui salute, ma anche a vivere il proprio corpo come luogo sacro in cui risiede la loro persona e le cui espressioni vanno accompagnate, educate e rese in un processo di consapevolezza ampio.
Quanto è importante trasmettere che il corpo va rispettato e tutelato: il proprio e quello altrui!
Penso che i giovani che sono in una relazione possono essere accompagnati a leggere nella sessualità l’espressione di un affetto e il luogo di incontro con l’altro, ma questo serve anche alle coppie più mature e stanche.
È importante educare all’affettività chi sceglie di non avere un figlio, chi sceglie di averlo, chi è in menopausa, chi è solo, chi ha disabilità, le coppie che stanno provando da mesi o anni ad avere un figlio e in cui la sessualità pare avere solo quello scopo, ormai.
Spesso la sessualità esibita sui media non rompe antichi tabù che vengono invece raccontati tra le pareti di uno studio di psicoterapia.
Educhiamoci alla sessualità, educhiamoci all’affettività e a esprimere bisogni, dubbi e tutta la bellezza in noi racchiusa.
Il sesso dovrebbe essere una festa per tutti i sensi: vista, udito, odorato, gusto, temperatura e tatto. Non parlate male del sesso finché non lo avete provato. È come il denaro. Se ne siete privi, è facile che vi sentiate infelici finché non sarete riusciti a procurarvelo. Ma, una volta che l’avrete, quello che ne fate è più importante di quanto ne avete, e l’uso che ne fate rivela che tipo di persona siete.
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