Forse non è un caso che nella Teoria Berniana la concettualizzazione di carezza venga prima di quella di strutturazione del tempo.
Filosoficamente, filogeneticamente e oserei dire ontogeneticamente il primo concetto di misura si stabilisce col corpo… ed è cosi che Berne ci parla di carezza, che è un modo attraverso il quale io posso dire quanto sei lontano o vicino a me fisicamente e se questo mi piace o meno.
Ma sappiamo dalla filosofia prima e dalla fisica poi, che c’è una distanza ancora più particolare: il tempo, che ha bisogno di una interiorizzazione ancora più complessa.
Berne, in linea con tutto ciò, ci parla di “Strutturazione del tempo”, ovvero di un contenitore in cui possiamo scambiarci parole, riconoscimenti, carezze, giochi psicologici fino all’intimità con l’altro.
D’altronde lo stesso padre dell’analisi transazionale, mutuando gli esperimenti di Spitz, ci offre un’immagine dell’uomo come abitato da tre tipi di fame: quella di stimolo, di riconoscimento sociale e di struttura.
Le fasi di strutturazione del tempo sono le seguenti:
- Isolamento, sia nella sua accezione positiva, di corrispondere al propri bisogno di ritirarsi e stare con sé, sia nella sua accezione negativa, ovvero di non corrispondere al proprio bisogno di relazionalità;
- Rituali, ovvero scambi stereotipati ai quali appartengono anche le carezze. Essi sono socialmente condivisi e, se non cristallizzati, permettono il dipanarsi delle regole implicite di vita sociale che ciascuno di noi impara precocemente a partire dai primi mesi di vita, tanto utili per rendere il mondo un posto familiare, prevedibile e comprensibile;
- Passatempi, ovvero scambi molto simili ai rituali, ma ma meno prevedibili e strutturati, in cui c’è un margine di spazio all’introduzione di elementi di novità, purché convenzionalmente riconosciuti;
- Attività, ovvero una programmazione e pianificazione del tempo che prevede, scambi Adulto-Adulto orientati verso un intervento pratico sulla realtà;
- Giochi Psicologici, che sono scambi ritualizzati e appresi con ruoli stabiliti e dal finale prevedibile -anzi previsto!- attraverso i quali abbiamo precocemente imparato ad ottenere carezze;
- Intimità, quel frangente libero in cui l’Io-Tu si concedono la possibilità si stare emotivamente nudi l’uno di fronte all’altro in modo autenticamente affettivo. Esso è anche sessualità ma non solo sessualità. E’ uno spazio o un tempo (qui a mio modestissimo parere le due categorie coincidono) in cui approcciare, lasciarsi approcciare e approcciarsi.
Investiamo energie in tutti questi passaggi, quando funzioniamo bene, ovvero quando ci sentiamo in una armonia sufficientemente buona con noi stessi e con gli altri.
Allora quali sono i gradi dell’intimità, mi chiedi?
Quelli della danza tra spazio e tempo, tra io e tu, tra la pelle e il respiro, più che gradi, allora, gradini verso le profondità dell’esistenza.
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