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Cambiamento e psicoterapia

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Cambiamento e psicoterapia

Cos’è il cambiamento? quali passi e assunti teorici guidano il terapeuta nel formularlo col paziente?

In Analisi Transazionale il cambiamento viene definito da Berne (1962) come il conseguimento da parte dell’individuo dell’autonomia, ovvero un “comportamento, un pensiero o un’emozione che è una risposta alla realtà qui-e-ora più che una risposta a convinzioni di copione” (Stewart e Joines, 1987, pag. 341).

Secondo Berne (1962) l’autonomia si persegue attraverso il recupero e l’uso di tre capacità:

  1. consapevolezza, ovvero la capacità di distinguere tra mondo esterno e mondo interno nei processi di categorizzazione della realtà;
  2. spontaneità, che implica la libertà della persona di reagire al mondo da una posizione libera, rispondendo da uno qualsiasi dei tre Stati dell’Io; la persona spontanea è in grado di rispondere al mondo senza la necessità di cancellare delle parti o di re-interpretarle in base a definizioni genitoriali;
  3. intimità, vale a dire la capacità di condividere le emozioni con altri, esprimendole autenticamente.

Quando il cambiamento riguarda la modificazione di una condizione patologica dell’individuo, si parla di guarigione (Berne, 1964). La psicoterapia promuove la guarigione attraverso un processo di crescita e maturazione, all’interno di una relazione terapeutica efficace nella quale il terapeuta promuove e favorisce nel cliente o paziente la consapevolezza e lo stimola verso un nuovo Permesso.

Secondo Berne (1964) la guarigione corrisponde all’uscita dal copione, attraverso la presa di coscienza delle proprie modalità di azione nel mondo e del permesso che il cliente può darsi direzione del cambiamento desiderato.

Woollams (1978) propone il concetto di “scala decisionale”, affermando che il cambiamento e la guarigione possono essere osservati in un cliente in terapia come movimento su un continuum dal polo del copione a quello dell’autonomia. Considero pertanto il cambiamento in psicologia clinica come il risultato di spinta alla trasformazione (Novellino, 1998). In psicoterapia questa definizione assume sfaccettature diverse secondo l’approccio teorico cui si fa riferimento.

Galimberti distingue quattro modelli principali rispetto al cambiamento (Galimberti, 1992):

  1. comportamentista, che vede il cambiamento come funzione di risposte adattative a stimoli ambientali persistenti;
  2. psicodinamico, secondo il quale il cambiamento è il risultato dell’aumentata consapevolezza delle forze inconsce in gioco nella personalità;
  3. psicosociale, che attribuisce, rispetto al cambiamento, maggiore rilevanza all’intenzionalità dell’individuo;
  4. sistemico, che correla il cambiamento con i processi comunicativi.

Come psicoterapeuta, promuovo il cambiamento dei miei clienti o pazienti all’interno di una relazione terapeutica efficace, in cui mi impegno a condurre il trattamento in modo da attivare il potenziale curativo della persona, rispettando ciò che egli desidera per il suo cambiamento, evitando di sostituirmi a lui nella scelta della direzione da seguire, secondo la filosofia contrattuale AT.

Faccio riferimento alla metafora con cui Berne (1972) esprime il ruolo del terapeuta nel processo di cambiamento, ovvero quello di fornire al suo cliente “la licenza di pesca”, insegnandogli a pescare, piuttosto che procurare io stessa i pesci a chi me li chiede.

Utilizzo il contratto, in qualità di presupposto tecnico per promuovere il cambiamento, per stabilire, in accordo con la richiesta del paziente, l’oggetto e la direzione del cambiamento che egli desidera. All’interno del contratto definisco anche il livello di cambiamento che il mio cliente è disposto a perseguire, tenendo presenti i quattro livelli proposti da Loomis (Loomis M.E., “I contratti di cambiamento” cit. in De Nitto, 2006):

  1. Contratti di cura, in cui l’obiettivo è il mantenimento del livello di funzionamento che il cliente presenta; il focus dell’intervento è il prendersi cura piuttosto che la guarigione vera e propria.
  2. Contratti di controllo sociale, in cui l’obiettivo è quello di correggere uno squilibrio temporaneo nella vita del cliente (crisi di coppia, morte di un coniuge, perdita del lavoro, ecc.), attraverso il rinforzo delle risorse del cliente.
  3. Contratti di relazione, tipici della terapia breve, che hanno come obiettivo il miglioramento della vita del cliente rispetto ad alcune problematiche ricorrenti che egli incontra.
  4. Contratti di cambiamento strutturale, tipici della psicoterapia intensiva, volti a risolvere le decisioni di copione. Questa tipologia di contratti include tutti i precedenti in termini di tecniche e risultati, con una focalizzazione specifica sulla ridecisione e la rigenitorizzazione.

Penso che definire e stabilire chiaramente con il mio cliente il livello di cambiamento rispetto al quale egli è disposto a impegnarsi, in quello specifico momento della sua vita, sia un modo per garantire il cambiamento stesso e, al contempo, favorire nel cliente la possibilità di formulare contratti di livello superiore nel corso della terapia.

Un altro approccio al quale faccio riferimento per promuovere il cambiamento è la terapia ridecisionale dei Goulding (1979), che trovo molto utile e molto vicina al mio modo di lavorare, soprattutto per l’importanza che essa conferisce alla responsabilità del cliente rispetto al suo processo di cambiamento. Questo, infatti, è inteso come uscita dal copione attraverso un processo di Ridecisione che superi la decisione originaria presa dal Bambino in risposta all’ingiunzione ricevuta. Per questo è necessario che egli riprenda contatto col momento in cui prese le prime decisioni, esprima le emozioni che provò allora e sostituisca le decisioni arcaiche e disfunzionali con una nuova decisione adeguata al presente. In altri termini secondo i Goulding, affinché il cliente effettui il cambiamento non è sufficiente che egli prenda consapevolezza delle modalità del proprio modo di funzionare in termini di emozioni-pensieri-azioni, ma è necessario che egli si impegni in una nuova decisione. Solo così il cliente accede a un effettivo cambiamento, che deve essere confermato, come sostengono i Goulding, da un cambiamento comportamentale in cui egli metta in pratica quanto deciso.

Un altro concetto che utilizzo nel promuovere il cambiamento dei miei clienti è quello delle porte della terapia, proposto da Ware (1983), che riflettono schemi e stili di adattamento della persona. In particolare, per ciascuna tipologia di clienti, esistono tre livelli (cognitivo, emotivo e comportamentale) attraverso i quali funzionano le persone. Tramite la metafora delle porte terapeutiche, Ware individua una porta aperta al trattamento, ovvero dove la persona investe energia e attraverso la quale il terapeuta può accedere per stabilire un contatto iniziale. È possibile poi procedere verso la porta trappola, laddove cioè il cliente dimostra una resistenza, per arrivare infine alla porta bersaglio, ossia l’area che costituisce la meta della terapia.

Nei termini del Modello dei 12 Stati dell’Io di Scilligo (2009) il cambiamento in terapia è inteso come il passaggio dall’utilizzo prevalente di alcuni Stati dell’Io, legati alla quaterna della patologia (Adulto Critico, Bambino Critico, Bambino Ribelle, Adulto Ribelle) allo sviluppo degli Stati dell’Io Sé legati alla quaterna del benessere (Adulto Libero, Bambino Libero, Bambino Protettivo, Adulto Protettivo), con punteggi medi sugli Stati dell’Io Sé Genitore Libero, Genitore Protettivo, Genitore Critico, Genitore Ribelle. Tale cambiamento è possibile all’interno della relazione terapeutica, laddove il terapeuta si pone dalla posizione antitetica (I-IV quadrante) a quella Problematica del paziente (II-III quadrante).

Ciao, mi chiamo Francesca di Sipio e sono l'ideatrice di questo portale web. Sono una psicologa clinica, psicoterapeuta, analista-transazionale ad approccio integrato, psicologa dello sport. Il mio studio è sul territorio di Chieti-Pescara. Mi trovi sui social, sulla mail ma soprattutto al 3477504713

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