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L’utilizzo dell’analisi transazionale nella diagnosi

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L’utilizzo dell’analisi transazionale nella diagnosi

Il concetto di diagnosi per Berne (1952) si basa sulla comprensione che si ha della comunicazione del paziente; essa inoltre si fonda sulla conoscenza, da parte dello psicoterapeuta, di cosa stia accadendo al paziente. Nell’orientamento analitico-transazionale questo corrisponde con il riconoscere in che modo sta funzionando il paziente quando si rivolge a uno psicoterapeuta per chiedere un aiuto rispetto a un suo problema specifico.

Nel mio lavoro con i clienti o pazienti in psicoterapia mi rifaccio al concetto di diagnosi di Berne (1962), suddivisa in quattro momenti specifici, che corrispondono a livelli e modalità diverse di conoscenza del paziente, e precisamente:

  • la diagnosi comportamentale: giudizio che riguarda in quale Stato dell’Io si trova una persona attraverso l’osservazione del suo comportamento (Ian Stewart e Vann Joines, 1989, pag. 419). Essa quindi è la prima forma di conoscenza del cliente, quella nella quale si evince in quale stato dell’Io gli si trovi a partire dall’osservazione del suo comportamento. I criteri diagnostici che Berne suggerisce di osservare riguardano il tono della voce, la gestualità della persona, il vocabolario che utilizza, gli atteggiamenti del corpo nella relazione con noi e la mimica facciale che esprime. Questi elementi, reperibili a pochi minuti di contatto con il nostro cliente, sono utili e preziosi al fine di formulare una prima ipotesi sul suo modo di funzionare. Trovo utile ribadire, in linea con il pensiero di Berne, la necessità di considerare questa prima ipotesi soltanto una indicazione di direzione rispetto alla diagnosi vera e propria, che andrà quindi confermata (o disconfermata) dai livelli diagnostici che seguiranno.
  • La diagnosi sociale: “giudizio che riguarda in quale Stato dell’Io si trova una persona attraverso l’osservazione degli Stati dell’Io utilizzati dagli altri nell’effettuare transazioni con questa persona” (Ian Stewart e Vann Joines, 1989, pag. 419). Essa emerge dallo scambio transazionale tra due presone e rivela in quale Stato dell’Io l’altra persona si trova, partendo dal presupposto che ognuno risponde da una posizione complementare a quella in cui si trova l’altro e da quanto enunciato nella seconda regola della comunicazione (Ian Stewart e Vann Joines, 1989) (“Quando una transazione è incrociata si ha un’interruzione nella comunicazione e una o entrambe le persone dovrà cambiare Stato dell’Io affinché la comunicazione possa essere ristabilita”). Essa quindi si basa sugli Stati dell’Io suscitati negli altri.
  • La diagnosi storica: “giudizio che riguarda in quale Stato dell’Io è una persona, ottenuto accogliendo informazioni fattuali circa i genitori, le figure genitoriali e l’infanzia di una persona” (Ian Stewart e Vann Joines, 1989, pag. 419). Essa dà informazioni sull’origine di certi schemi di comportamento che possiamo osservare nel cliente confrontandoli con schemi di riferimento che egli riferisce del passato, sia esso un ricordo o un’esperienza realmente vissuta nell’infanzia. Questo tipo diagnosi è molto importante perché permette allo psicoterapeuta di discriminare se un comportamento o una convinzione di un cliente appartenga al Genitore o al Bambino.
  • La diagnosi fenomenologia: “giudizio che riguarda in quale Stato dell’Io si trova una persona, basato sulla prova che quella persona sta rivivendo degli eventi del proprio passato” (Ian Stewart e Vann Joines, 1989, pag. 419). Essa si basa sull’osservazione della persona, mentre agisce un comportamento come se si trovasse di nuovo nella situazione sperimentata in passato.

Nella conoscenza di un cliente procedo attraverso livelli di approfondimento e complessità crescenti, che partono dall’osservazione di come questi si presenta all’analisi del contenuto di quanto va dicendo durante gli incontri.

L’analisi funzionale (che ottengo attraverso la diagnosi comportamentale e sociale) mi dà un quadro complessivo di come la persona utilizzi l’interazione dei suoi tre Stati dell’Io. Ciò mi permette di verificare, se ci sono, patologie funzionali riferite allo scambio di energia nei diversi Stati dell’Io, che può essere bloccato a causa della conformazione dei confini (lassi, lesionati, rigidi o sovrapposti). Trovo molto utile nel lavoro di psicoterapia rappresentare graficamente l’energia degli Stati dell’Io e l’intensità con la quale il mio cliente li manifesta attraverso l’egogramma, uno strumento elaborato da Dusay (1972), che rappresenta in un istogramma l’energia investita dagli Stati dell’Io osservati. Il concetto che è alla base di questo strumento è il principio di costanza tra Stati dell’Io, ovvero l’esistenza di una quantità di energia data, che si distribuisce tra i tre Stati dell’Io. Mediante l’elaborazione dell’egogramma di un cliente durante il suo percorso, ho sempre presente quale Stato dell’Io sia deficitario di energia e quindi vada energizzato attraverso la psicoterapia.

Attraverso l’analisi strutturale (che ottengo attraverso la diagnosi storica e fenomenologica), ho la possibilità di vedere chiaramente segni di patologie strutturali a carico del mio cliente come la contaminazione (i confini degli Stati dell’Io si sovrappongono con l’Adulto che usa norme, valori introiettati o ripropone decisioni arcaiche che, nel qui ed ora, non aiutano la persona a gestire la propria vita) e l’esclusione (in cui i confini degli Stati dell’Io sono irrigiditi, per cui la persona funziona solo con uno e due Stati esclusori).

  • Diagnosi del copione: “Comportamenti, pensieri ed emozioni esibite dalla persona quando è nel copione” (Ian Stewart e Vann Joines, 1989, pag. 419). Essa è utile per confermare le prime ipotesi fatte di diagnosi del mio paziente, procedere alla diagnosi di copione, che mi permette di individuare gli aspetti nei quali il mio cliente ha bisogno di aiuto e di formulare il contratto terapeutico. Gli elementi che prendo in considerazione in questa fase sono l’individuazione della decisione di copione, le ingiunzioni e le controingiunzioni che la persona presenta e la posizione esistenziale che assume nel considerare sé e gli altri, a partire dall’Ok Corral (Ernst, 1971). Esso è un diagramma in cui le quattro posizioni di vita sono in relazione a specifiche operazioni sociali.

Sia la diagnosi di patologia funzionale sia quella strutturale mi danno chiare indicazioni sulla direzione del piano di trattamento da attuare per quello specifico paziente, tenendo conto della richiesta d’aiuto e di cambiamento che egli dichiara di desiderare.

Sono d’accordo con Berne (1952), quando afferma che la diagnosi degli Stati dell’Io si effettua attraverso l’osservazione e l’intuizione che, a differenza della prima, non può essere appresa, ma deriva da un atteggiamento dello psicoterapeuta di ascolto attivo e contatto emotivo con il cliente. Quando manca l’intuizione diagnostica spesso si tratta di un problema di resistenza da parte dello psicoterapeuta. A tal proposito ritengo quanto mai necessario per qualunque psicoterapeuta un percorso di terapia individuale e in gruppo, perché egli, professionista del benessere, possa diventare consapevole del proprio modo di funzionare e possa creare e liberare uno spazio interiore per quanti incontrerà in terapia.

Lo strumento principe che utilizzo nella ricognizione conoscitiva del mio cliente è il colloquio, attraverso il quale posso osservare dal vivo la varietà dei linguaggi espressivi da lui utilizzati, il modo in cui si racconta e si descrive, come comunica di sé e delle proprie esperienze. Per dare un nuovo significato alla sua narrazione, pongo molta attenzione nell’individuare temi e modalità ricorrenti in essa, poiché questi ultimi mi danno chiare informazioni sul modo in cui egli si tratta e si relaziona con il mondo e gli altri in generale (de Nitto, 2006). Oltre all’osservazione del contenuto (ciò che il cliente dice), nella fase di diagnosi pongo attenzione alla dimensione del processo (come lo dice), che rilevo dal comportamento non verbale del mio cliente. Incrociando l’osservazione dei due livelli di comunicazione (contenuto e processo), ho la possibilità di allargare la comprensione della persona che mi sta di fronte e arrivare a un’ipotesi di diagnosi maggiormente attendibile.

Un altro modello che reputo utile in fase di diagnosi è quello degli Stati dell’Io elaborato da Scilligo, che crea degli Stati dell’Io “prototipici” (Scilligo, 2005). È una rilettura del modello SASB della Benjamin (2004) in termini di Stati dell’Io: il G, A e B sono rappresentati secondo due dimensioni, l’Affiliazione (che individua le due polarità di Amore e Odio) e l’Interdipendenza (che individua le due polarità di Autonomia e Sottomissione), secondo tre superfici attraverso le quali vengono descritte le persone a livello interpersonale (Superficie Proponente e Superficie Rispondente) e intrapsichico (Superficie Introietto). Dall’incrocio delle dimensioni di Affiliazione e Interdipendenza scaturiscono due assi ortogonali, che delineano quattro quadranti, con, in ciascuno di essi, i tre Stati dell’Io. Nel I quadrante G, A, B Liberi, nel II B, A, G Ribelli, nel III G, A, B Critici e nel IV B, A, G Protettivi (Scilligo, 2009).

In termini di Stati dell’Io, la Superficie Altro o Proponente corrisponde al Genitore Relazionale e indica l’attivazione di Stati dell’Io normativi e protettivi rivolti a un’altra persona, mentre la Superficie Sé o Rispondente corrisponde al Bambino Relazionale e indica l’attivazione di Stati dell’Io creativi di tipo assertivo o adattivo e atteggiamenti di risposta di tipo attivo o passivo, costruttivi o distruttivo (De Luca, 2004). La superficie Introietto descrive come la persona si coglie e corrisponde all’Adulto, poiché la focalizzazione è sugli Stati dell’Io Sé che osservano e analizzano la realtà attraverso la capacità di astrazione e simbolizzazione (Scilligo, 2009).

Gli Stati dell’Io tradotti in comportamenti osservabili possono essere rappresentati da una Margherita con 12 petali, che rappresentano i cluster. Ogni petalo rappresenta uno Stato dell’Io prototipico. Viene identificata una quaterna del benessere, sinonimo di una buona integrazione del sé, rappresentata dalla presenza nella persona di Stati dell’Io con un buon equilibrio delle dimensioni di Affiliazione e Interdipendenza (punteggi medio-alti per AL, BL, BP e AP). Come supporto all’analisi degli Stati dell’Io che il cliente attiva, utilizzo in terapia il questionario Anint (Benjamin e Scilligo, 1997 e Scilligo 2000) attraverso il quale ottengo informazioni sulla condizione psicologica della persona e indicazioni importanti sulle strategie di intervento che posso mettere in atto per promuovere il cambiamento desiderato.

Ciao, mi chiamo Francesca di Sipio e sono l'ideatrice di questo portale web. Sono una psicologa clinica, psicoterapeuta, analista-transazionale ad approccio integrato, psicologa dello sport. Il mio studio è sul territorio di Chieti-Pescara. Mi trovi sui social, sulla mail ma soprattutto al 3477504713

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