Se non trovate più in giro questo testo, la colpa è mia. Lo ammetto!
Ne ho comparate decine di copie e le ho regalate ad adulti e bambini.
Attraverso questa storia è possibile educare grandi e piccini e avvicinarli al mondo dell’adozione. Il potere della parole, quello del racconto e del simbolo: un orsacchiotto trasandato e tanto amato.
Il mondo dell’adozione è complesso e tra le sue pieghe c’è dolore e resilienza, speranza e lutto.
Io spero in un mondo che conosca meglio questa forma di figliolanza e genitorialità, io so che si può costruire una cultura in cui dire “Figlio tuo” significa aprire significati immensi. Io so che un mondo in cui appartenere al di là del sangue è possibile, riconciliante.
La ferita dell’abbandono, quella della mancata possibilità di avere figli in modo naturale non scompare mai, rimargina, tuttavia.
Quella ferita va accolta, amata e incotnrata negli occhi del figlio, negli occhi della mamma, negli occhi del papà.
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