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Il processo nella supervisione

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Il processo nella supervisione

Il confronto con un supervisore rende consapevoli, sicuri, liberi nel lavoro

Da diversi mesi ho intrapreso un percorso specifico dentro la comunità di Analisi Transazionale teso a rendermi una supervisore (in formazione prima ed effettivo poi) riconosciuto nell’Associazione Europea di Analisi Transazionale.

Così, dopo un periodo di studio e di accompagnamento con due didatti molto esperti, ho iniziato ad accompagnare dei colleghi, sia del mio approccio sia di approcci diversi, in percorsi di supervisione. 

La supervisione ad oggi per me rappresenta una relazione in cui uno psicologo o più spesso uno psicoterapeuta apprende nuovi modelli o consolida i propri, imparando a stare in un rapporto col paziente nutriente, protetto, intimo e di crescita.

Nel lavoro come psicologi o terapeuti, dentro la nostra particolare relazione di aiuto, emergono momenti critici, difficoltà, paure e talvolta il nostro autentico desiderio di crescita per il paziente, si esprime anche nella forma di chiedere e trovare uno spazio di condivisione e supporto di supporto: la supervisione. Esso può essere fisso (ad esempio una volta ogni due settimane) oppure spot, ovvero quando il supervisionato ne senta necessità.

Per quanto riguarda il focus del tema dell’incontro di supervisione, esso può essere secondo Mothersole (1998):

  1. micro-livello di attenzione: ovvero l’analisi di un segmento registrato e sbobinato della seduta. In questo caso ci si focalizza sui punti di forza e punti di crescita circa gli aspetti tecnici degli interventi nel trascritto;
  2. livello di attenzione sull’intera seduta: può capitare che ci sia una seduta difficile, strana, che ci lascia qualcosa di irrisolto. La supervisione in questo caso è incentrata sulla narrazione di quell’incontro;
  3. livello di attenzione tematico: può riguardare un paziente nel corso di più sedute (per esempio per la formulazione del caso), o diversi pazienti che ci elicitano un tema ricorrente e in quanto caso il lavoro diventa più centrato sul controtransfert;
  4. macro-livello di attenzione: riguarda la possibilità dello psicologo o terapeuta di avere un punto di osservazione da parte del supervisore su un intero percorso terapeutico;
  5. livello di attenzione alla relazione di supervisione: con focus sul processo parallelo, ovvero su come lo psicologo-psicoterapeuta possa riproporre nella relazione con il supervisore dinamiche simili o uguali a quelle legate alla relazione di cui parla (Clarkson, 1992). 

Risulta importante, estremamente importante, che il supervisore sia in grado di creare un clima relazionale che faciliti l’esperienza di apprendimento, in cui vi sia particolare attenzione alla costruzione di un’alleanza sufficientemente buona, e il supervisore si faccia ambiente in cui è possibile offrirsi ed offrire molti permessi e in cui i principi di okness fondanti della filosofia dell’Analisi Transazionale possano essere pienamente espressi e, oserei dire, incarnati.

 

R. Mastromarino, Un modello di supervisione, Psicologia Psicoterapia e Salute, 2007, Vol. 13, No. 2, 171-186 .

Clarkson, P. (1992). Transactinal Analysis Psychotherapy. Lon- don: Tavistok.

Mothersole, G. (1998) Levels of attention in Clinical Supervi- sion. Transactional Analysis Journal, 28, 4, 299 – 310.

Scilligo, P. (1997). L’approccio integrato nella psicoterapia. Psi- cologia Psicoterapia e Salute, 3, 195-267.

Ciao, mi chiamo Francesca di Sipio e sono l'ideatrice di questo portale web. Sono una psicologa clinica, psicoterapeuta, analista-transazionale ad approccio integrato, psicologa dello sport. Il mio studio è sul territorio di Chieti-Pescara. Mi trovi sui social, sulla mail ma soprattutto al 3477504713

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