Da piccola, davvero, mi domandavo:
“Perchè si chiama gioco se è una cosa così seria?”
Lo so, ero una bambina particolare. Amavo tantissimo giocare e i giochi di imitazione mi aiutavano tantissimo, oggi lo so, a liberare la mia energia vitale, a sperimentarmi in ruoli diversi a esplorare quel mondo che di lì a poco avrei abitato: quello degli adulti.
Avere una casetta delle bambole nella stanza di terapia permette al bambino di cominciare a raccontare la propria realtà per come la vive, come la sente, come la vorrebbe. Il simbolo diventa comunicazione e la comunicazione possibilità di cambiamento.
Mentre giochiamo è possibile che il bambino inizi a parlare di sè in prima persona a raccontare un fatto o un’emozione.
Allora tocca entrare in quell’universo, scalzi, in punta di piedi e con il desiderio di ascoltare con tutte le orecchie del corpo.
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