Uno dei rischi del mestiere, come psicologo clinico e terapeuta, è quello di ritrovarsi solo nella propria stanza, solo col paziente e con tutto il mondo fuori.
Ho imparato ad immaginare il mio setting dalle “pareti mobili” come dice il mio supervisore, in cui
l’ambiente è parte della cura.
Non solo l’ambiente fisico inteso come lo studio, il divano, i fazzolettini, la cura, la pulizia, i quadri.
Ma l’ambiente in senso più ampio ed ecologico del termine.
Esso si declina in mille e svariati modi che vanno dal setting on-line a quello di un bar, di un campo sportivo, di una passeggiata.
Capita così che io porti o mi lasci portare dalla persona che a me si affida in posti nuovi, quelli dei suoi mondi interiori e quelli talvolta di una quotidianità più prossima alla vita stessa.
Accade quando il paziente mi riceve on- line dalla sua camera da letto, ma anche quando, allettato, mi chiede di andare a casa sua, se vado a vedere una gara o laddove dallo studio usciamo per un caffè al bar oppure se porta un pasticcino per celebrare qualcosa.
Avere questa flessibilità richiede capacità di lettura e apertura alla possibilità che le regole fuori sono diverse e che non possiamo avere il controllo di ciò che accade, non pienamente.
Essere in un ambiente più ampio di quello della stanza rende possibile anche un altro passaggio: inviare il paziente e non solo a colleghi che magari possono avere strumenti più adatti al lavoro con lo stesso, ma anche inviarlo in posti in cui possono fare esperienze utili.
Penso ad una coppia che ho seguito, avevano avuto in adozione due bambini e un altro spazio utile per loro fu un gruppo di genitori adottivi, gruppo presente nel territorio e presente nella mia mente.
Quel passaggio li aiutò a completare il processo terapeutico per il quale non si sentivano più soli a gestire complessità della loro genitorialità.
E’ importante conoscere il territorio e conoscerne limiti e risorse è importante per me saper fare la spola tra il dischiudere e il chiudere nell’intimità.
E’ importante tenere sempre a mente e a cuore che quello che accade in una seduta è solo uno scoppiettio ma che il fuoco della vita, per poter ardere, ha bisogno di aria, di spazi di vita, del mondo intero.
You must be logged in to post a comment Login