Cosa abbiamo imparato circa l’utilizzo di internet in questi ultimi mesi?
Molto, direi.
Innanzitutto che esso è uno strumento potentissimo, che accorcia le distanza, che permette di spostarsi molto di meno, che rende possibile una riunione, una seduta di terapia, l’opportunità di seguire una lezione anche se per diverse ragioni non possiamo trovarci in presenza.
Come psicoterapeuta utilizzo Skype da diversi anni, almeno cinque, direi, e questa modalità era contemplata e accolta solo dai pazienti che per altre ragioni in video-chiamata avevano altri tipi di esperienze, per esempio manager o gamer.
Oggi, invece, capita che chi per esigenze professionali o affettive si sposta spesso, quando chiede uno spazio di terapia mi domandi se possiamo utilizzare internet nei momenti di lontananza dallo studio. Nell’immaginario si fa spazio questo strumento come luogo in cui continuare la relazione terapeutica e questo è un bel traguardo.
Abbiamo compreso che la Didattica a Distanza è stata preziosa in un primo momento, perché si potesse mantenere una connessione con quel mondo così organizzante è fondamentale che è la scuola, ma anche che eravamo impreparati con strumenti e infrastrutture.
Abbiamo presto scoperto che non può essere a lungo considerato uno spazio sufficiente, soprattutto se pesavamo di fare le sedute identiche alla presenza, se la didattica l’abbiamo solo trasportata sullo schermo, se le ore di lavoro si sono moltiplicate perchè eravamo a casa.
Ci siamo dimenticati di quel sano richiamo a non passare troppe ore davanti allo schermo dei nostri genitori, dei nostri nonni e abbiamo avuto l’utile illusione di trasportare tutto nella rete: feste di laurea, compleanni, matrimoni, funerali, incontri di apertivi con gli amici, annunci, celebrazioni e riunioni di ogni tipo.
Ed oggi assistiamo ad un sempre più forte rifiuto degli incontri a distanza. Gli occhi stanchi. La fatica a prendere sonno. Il bisogno di sapere che tra l’ufficio e la casa c’è un tratto di strada e un tempo e che una volta lì, il lavoro è lontano o per lo meno al proprio posto.
Le aziende hanno imparato che c’è bisogno del Friday Zoom Free, ovvero come accade per la banca Citigroup, in cui il venerdì sarà libero da video-chiamate e la società, riconoscendo l’affaticamento dei lavoratori, darà un giorno di riposo nel prossimo Maggio a tutti i dipendenti.
Le aziende hanno imparato che potranno modificare i contratti consentendo ai propri dipendenti una percentuale di lavoro da remoto come ulteriore possibile flessibilità per i dipendenti
Ancora una volta abbiamo imparato che quello che ci aiuta veramente è un approccio flessibile e complesso in cui la soluzione non diventi parte del problema ma resti un’opportunità da cogliere e a volte anche da lasciar andare.
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