Nelle righe che seguono mi intratterrò con te in riflessioni circa la nascita del concetto di psiche in Occidente, parte fondamentale di un discorso filosofico prima e psicologico poi.
La psicologia, infatti, anche grazie alla filosofia è riuscita nei suoi studi a innalzarsi a considerazioni antropologiche globali e compiute.
Socrate è tra i primi filosofi antichi che hanno affrontato tematiche ancora oggi oggetto delle Scienze Psicologiche; egli con la propria concezione di uomo si attarda in riflessioni circa il concetto di anima (psiche).
Rinvio ad altra sede l’approfondimento del “problema socratico“, ovvero se egli sia davvero esistito o no.
Entro invece subito con te nel vivo del discorso, con una piccola digressione sullo stato dei lavori prima di Socrate.
Già nei poemi omerici si nomina l’anima, ma in questo caso essa non coincide con il concetto di Io personale.
Il senso omerico del termine psiche contiene in sé il significato di uomo vivo o morto, pensiamo, a tal proposito, alle “alme” travolte. Anima, quindi, intesa come concetto inerente l’umano ma avulso da quelli che oggi chiameremmo accidenti circa la personalità.
Nell’Iliade la psiche abbandona il corpo, alla morte o durante uno svenimento.
Secondo il pensatore Walter Otto in Omero, quando il tema dell’anima non è vicino a quello dell’Ade, della morte, esso è un generico sinonimo di vita.
Basti a tal proposito pensare che il termine psiche deriva da un verbo greco il cui significato è “soffio vitale”.
Tutte quelle attività che noi oggi siamo soliti attribuire alla psiche: ragione, memoria, riflessione, immaginazione, in Omero sono attribuiti ad organi fisici.
Nei Presocratici, in modo particolare in Eraclito, l’incidenza del termine psiche è altissima. Per questo filosofo, infatti, essa è incorporea e può essere asciutta (quindi sapiente) o umida per diventare poi ignea con la morte.
Nei pitagorici, che per il concetto di psiche si rifanno alla cultura della religione orfica, la psiche è unità con la natura, causa di movimento, armonia incoprorea, quindi immortale.
In Socrate c’è identità tra l’Io più profondo e la psiche. Essa non è parte dell’uomo, ma è l’uomo stesso.
Per comprendere questa visione, così lontana dal nostro modo di pensare per antitesi, possiamo domandarci questo: “Sarei lo stesso se io non pensassi, non sentissi e non agissi come penso, sento e agisco?”. La risposta ovviamente è no.
Tutto ciò su cui la riflessione socratica ha potuto lavorare è un’idea di superiorità del concetto di anima su quello di corpo.
“Per curare noi stessi, ci conviene curarci della nostra psiche e riguardare ad essa. (…) Conoscendo questa, infatti, conosceremo noi medesimi“, dice Socrate al giovane Alcibiade.
Inoltre per Socrate la psiche è spirituale. Essa coincide con l’Io dell’uomo. E’ la ragione per cui siamo tutti diversi perché è la somma di tutte le nostre qualità, la nostra divergenza e unicità.
Per questo pensatore innovativo, la psiche è anche immortale, e ce lo spiega attraverso tre argomentazioni o funzioni della psiche:
- dialettica tra vita e morte, di cui la psiche è motore;
- ciò che la psiche conosce in termini etici ed estetici lo conosce attraverso la psiche;
- la nostra capacità di astrarre, pensare e contemplare propria della psiche.
Si evince come, pertanto, il concetto di psiche (in questo testo utilizzo tale sostantivo in modo intercambiabile con quello di anima), sebbene nominalisticamente sia presente in ambito letterario e filosofico già in autori precedenti a Socrate, soltanto con lui diventa oggetto di analisi puntuale e ben articolata.
Gli elementi innovativi apportati dalla dottrina dell’anima saranno destinati, attraverso gli sviluppi impressi dalla storiografia filosofica, a influenzare significativamente quel settore del pensiero in Occidente che privilegia la riflessione sull’uomo e sul suo Io profondo.
Di qui il fortunato e quanto mai necessario incontro della filosofia con le scienze umane e mediche che ha dato origine a quella scienze della psiche di cui il termine psicologia (discorso sull’anima) è espressione pregnante.
Bibliografia
PLATONE, L’apologia di Socrate, Einaudi, Torino, 1970
PLATONE, L’Alcibiade ovvero sulla natura dell’uomo, Einaudi, Torino, 1970
OMERO, L’Iliade, Einaudi, Torino, 1996
ERACLITO, Eraclito, dell’origine, Feltrinelli, Milano, 1993
E. BERTI, Storia della filosofia, antichità e medioevo, Laterza, Bari, 1997
W. OTTO, Gli dei della Grecia: l’immagine del divino riflessa dallo spirito greco, La Nuova Italia, Firenze, 1961
F. SARRI, Socrate e la nascita del concetto occidentale di anima, Vita e pensiero, Milano, 1997
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