Il Natale non esiste.
É vero ci sono le luci e qualcuno che settimane fa ha deciso di posizionarle su un balcone, un albero, un presepe.
Il Natale non esiste.
E c’è un albero un presepe, una poesia imparata a memoria.
Il Natale non esiste.
Perché non potrò fare pranzi in 26, scambiare regali, giocare a carte con le mani che odorano di mandarino.
Il Natale non esiste.
La messa non è più a mezzanotte, non avrò lo spumante dopo fuori al bar, e quelle strette di mano che stemperano il freddo della notte.
Il Natale non esiste.
Non tornano gli amici da Brescia e Roma, non rivedo la mia compagna di banco che vive a Parigi.
Il Natale non esiste.
Dopo essere stati con i parenti non ci sarà la capatina alla taverna della mia amica, per un gioco di società e scartare i regali.
Il Natale non esiste, mera creazione della lobby del cristiano con quella della coca-cola.
Abbiamo consumato il cuore a forza di stare lontani.
Ma il Natale ancora esiste?
Quest’anno i pacchi che ho preparato nascevano dalla copiosa generosità di cittadini che grazie alle tante iniziative di solidarietà hanno inondato il Centro C.A.S.A. di ogni bene.
Esiste una bontà silenziosa, capillare e potente.
Esiste Giovanni che si carica la sua bimba di 9 mesi una domenica d’avvento e arriva al Centro col suo carico di spesa per i bambini.
Esiste Miranda che poco dopo passa a prendere quel pacco e trova cose buone per le sue 3 bambine.
Esiste Beatrice che li conosce entrambi e che li accoglie.
Esiste una formula.
La speranza come prodotto del desiderio moltiplicato per la realtà.
Tutto il resto sono illusioni che lasciano il senso che il Natale non esista.
Un desiderio che incontra la realtà genera speranza, lo ripeto.
Ed ogni speranza ha quella quota di fragilità che nasce dal desiderio e dalla realtà.
Il Natale ci ricorda che anche in tempi duri si può sollevare un coro di angeli che canta il divino che entra nella storia e la innalza, la rende umana, viva, sacra, grazie a Giovanni che dà, a Miranda che non ha paura di chiedere, a Beatrice che organizza, a Luca che sta progettando nuovi percorsi culturali, a Sabrina, infermiera in prima linea che ha la vita stravolta da Marzo ma che ancora ama il suo lavoro, a Filomena che accarezza il suo bambino e questo le basta, a Maria Vittoria che non rivedrà il suo ragazzo perché sa che aspettare è più saggio, a Gabriele che sarebbe tornato volentieri da Liverpool per riabbracciare la sua mamma, a tutti questi desideri che ancora aspettano di esplodere nella realtà e a tutti i Natali che da essi nasceranno ancora.
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