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Amata solitudine

Analisi Transazionale

Amata solitudine

L’altra faccia della socialità che aiuta a vivere meglio

Sembra proprio che sia così: la solitudine aiuta a vivere meglio.

Ma in che senso?

Avere spazi per quella relazione speciale che noi psicologi definiamo intrapsichica rappresenta una risorsa per restare centrati su se stessi, sui propri bisogni, vissuti emotivi, pensieri.

Nel silenzio, nella solitudine può compiersi quel rientro dell’anima in se stessa, in quello spazio può albergare una nudità così umana e viva: l’uomo davanti allo spettacolo di se stesso.

Che fa l’aria infinita, e quel profondo
Infinito Seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ed io che sono?
Così meco ragiono: e della stanza
Smisurata e superba,
E dell’innumerabile famiglia;
Poi di tanto adoprar, di tanti moti
D’ogni celeste, ogni terrena cosa,
Girando senza posa,
Per tornar sempre là donde son mosse;
Uso alcuno, alcun frutto
Indovinar non so. Ma tu per certo,
Giovinetta immortal, conosci il tutto.

Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, G. Leopardi

Ed io che sono? Una domanda che dilata lo spazio e il tempo verso un eterno incanto. Una domanda che risuona nella Storia e nelle storie. Chi sono io? Chi è l’essere umano?

Una domanda trasformativa oltre che esistenziale, perchè il tentativo di rispondere implica quel cambiamento o quel tuffo verso se stessi che ci permette di essere nuovi davanti al nostro chiederci.

Mentre rispondiamo mutiamo e quel mutamento ci definisce.

La solitudine permette l’incontro, quando è una solitudine abitata, goduta.

Capita che in terapia le persone vengano per rispondere all’esigenza di un approccio autentico, delicato e silenzioso a queste domande.

Le parole della terapia, alle volte, possono assumere lo stesso significato del silenzio pregno di comunicazione e la restituzione che un terapeuta fa può esserne un esempio. In quella relazione con se stessi, in primis.

i rumori del traffico di veicoli o del transito di altre persone nella nostra esistenza può diventare più sordo, quasi neutro e permetterci un nuovo approccio a quell’intimità comunicabile solo per la propria incomunicabilità.

Comunicazione di quel nucleo chiamato Sè che rende alle parole quel senso di potenza e limitatezza.

Ho sostato più volte davanti ad uno sguardo, in silenzio e ne sono uscita trasformata.

Talvolta quello sguardo era il mio, alle volte quello dell’altro che mi si mostrava.

E ne sono uscita trasformata.

Ciao, mi chiamo Francesca di Sipio e sono l'ideatrice di questo portale web. Sono una psicologa clinica, psicoterapeuta, analista-transazionale ad approccio integrato, psicologa dello sport. Il mio studio è sul territorio di Chieti-Pescara. Mi trovi sui social, sulla mail ma soprattutto al 3477504713

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