Il genogramma familiare è uno strumento squisitamente psicoterapico, il fatto che sia intuitivo ne rende diffuso l’utilizzo, spesso anche per non addetti ai lavori.
Tutto quello che si iscrive nella nostra storia familiare è patrimonio che influenza il nostro modo di stare al mondo, di trattare noi stessi e gli altri.
Siamo dei testi, ci dice Mancuso, e le parole che precedono la nostra storia creano quell’ambientazione dentro la quale nolenti o volenti ci muoviamo e traiamo esistenza e senso.
Il genogramma, attraverso la rappresentazione di tutti gli attori delle tre generazioni della nostra vita familiare, offre una coerenza a questo testo, coerenza che, dopo che viene consapevolizzata e appresa, ha da diventare responsabilità verso un cambiamento.
Ecco in tal modo mi piace pensare al genogramma, non alla ricerca di un colpevole antico, ma di un agente attuale che può cambiare questa storia.
Nella mia esperienza clinica ho visto tante persone segnate dal cattivo utilizzo di questo strumento, persone ancora molto arrabbiate o ingabbiate.
Il genogramma ha il compito di far muovere la persona sull’ordinata della libertà e sulla ascissa della protezione.
L’ordinata e l’ascissa sono il terapeuta e la sua epistemologia.
Il genogramma può liberare significati e diventa terapeutico quando la storia che ci racconti dentro ha come soggetto il pronome Io.
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