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Utilizzo del piano di trattamento

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Utilizzo del piano di trattamento

Perché pianificare in modo semplice, scomponendo la richiesta del paziente e come farlo in modo efficace

La pianificazione del trattamento è “uno sforzo organizzato, concettuale, per l’elaborazione di un programma che abbozzi in anticipo ciò che dovrà accadere, al fine di rendere efficace l’aiuto offerto ai nostri pazienti.” (Makover, 1996, pag. 11).

Nella pratica clinica analitico-transazionale considero la pianificazione del trattamento come una metodologia che rafforza il principio della parità tra terapeuta e cliente, fondata sul primo assunto filosofico di Berne: “Io sono ok, tu sei ok” (Ian Stewart e Vann Joines, 1987, pag 20): essa, infatti, è uno strumento attraverso il quale entrambi gli attori della relazione psicoterapeutica trovano un’intesa consapevole circa i passi che andranno a fare per il raggiungimento dello scopo (o contratto) della terapia. Considero la parte precedente alla pianificazione del trattamento molto importante se non determinante per un uso corretto di questa metodologia.

Nello specifico, all’inizio del percorso terapeutico, con il mio cliente procedo con una fase di valutazione iniziale che si espleta in colloqui conoscitivi (in genere dai due ai quattro, ma non ho una regola scritta), con l’obiettivo di ricostruire la sua storia personale, esplorare il problema che egli porta e identificare la richiesta che fa al servizio di consulenza psicoterapeutica.

Attraverso questi passaggi accedo alla “formulazione del caso”, ovvero un quadro clinico complessivo che costituisce la base per la pianificazione. Nel percorso di psicoterapia con i miei clienti o pazienti utilizzo la formulazione del piano di trattamento nell’ottica di responsabilizzare l’altro circa il processo di cambiamento che desidera.

Nel negoziare e rendere espliciti i passi da seguire per raggiungere l’obiettivo di contratto terapeutico, offro al mio cliente o paziente la possibilità di vedere concretamente la direzione in cui sta andando e di identificare chiaramente le risorse che può mettere in atto per raggiunge gli obiettivi che desidera. Ho riscontrato come questo modo di procedere aiuti il paziente rispetto al disorientamento che prova, quando si trova di fronte a un obiettivo di cambiamento, che è ancora lontano del suo modo di agire ed essere. Questo credo sia il primo e più evidente vantaggio di una tale scelta metodologica all’interno della relazione terapeutica, poiché migliora la fiducia e l’interazione tra cliente e terapeuta.

Rispetto all’impiego del piano di trattamento come metodologia, mi rifaccio alla formulazione proposta da Makover (1996), per il quale esso è alla base del trattamento, orientato al risultato, in un procedimento top-down: a partire dal risultato desiderato (contratto), infatti, definisco i passi e le modalità per raggiungerlo. Makover distingue quattro livelli che strutturano un piano di trattamento: scopo, mete, strategie e tecniche.

  1. lo scopo include il risultato auspicabile e prevedibile della terapia. Deve essere inclusivo (comprensivo di tutti gli aspetti dell’area problematica delineata dal cliente), specifico (concreto e pertinente), realistico (con un obiettivo raggiungibile) e rispondente a un’economia di sforzo (comprensivo solo di ciò che il cliente può raggiungere nella terapia). Nell’approccio analitico transazionale lo scopo coincide con la formulazione del contratto terapeutico;
  2. le mete, che costituiscono le componenti dello scopo e consistono nei passi da seguire necessari a raggiungere l’obiettivo. Per identificare le mete nella pianificazione del trattamento mi è di aiuto pormi la domanda: “Cosa deve accadere di diverso perché questo specifico cliente raggiunga l’obiettivo di contratto stabilito (lo scopo della terapia)?”. Nella specificazione di questa fase sono attenta a stabilire un numero non eccessivo (massimo 4) di mete, come suggerito da Makover, per evitare di rendere il processo terapeutico troppo articolato e pesante, col rischio di perdere di vista l’obiettivo di realizzazione dello scopo. Se ciò mi dovesse accadere, andrei a rivedere la specificità del contratto stipulato, trovando così il metodo utile per orientarmi in modo più concreto nella relazione, essendo davvero d’aiuto al paziente. Trovo molto utile indicare le mete in termini operativi e concreti, ovvero che siano specifiche, misurabili, rilevanti e raggiungibili. Questo perché ritengo importante l’utilizzo delle mete come verifica della direzione del cambiamento che il mio cliente ed io stiamo percorrendo;
  3. le strategie costituiscono le modalità di trattamento specifiche con le quali posso aiutare il cliente a raggiungere le mete. Per ciascuna meta, infatti, scelgo una o più strategie da seguire, che siano in linea con l’approccio teorico di riferimento e che ritengo più utile nel perseguire l’obiettivo parziale. Ritengo utile, nella identificazione delle strategie al servizio delle mete identificate, l’utilizzo di un approccio integrato alla psicoterapia, che costituisce un valore aggiunto per la possibilità di impiegare di volta in volta ciò che ritengo più utile per quel cliente in quel dato momento. Mi avvalgo, in altre parole, dell’approccio dell’eclettismo tecnico di Lazarus (2003);
  4. le tecniche sono in concreto gli interventi terapeutici da mettere in atto con il cliente collegati alle strategie scelte per il perseguimento delle mete. Rispetto alla scelta delle tecniche, ritengo che esse scaturiscano quasi inevitabilmente dalle strategie che si è deciso di utilizzare e da quanto il cliente offre come materiale clinico. La loro applicazione deve essere sempre vista in funzione del raggiungimento delle mete. Una notazione che ritengo molto importante circa la pianificazione del trattamento è che questo sia proposto e negoziato con il cliente (che potrebbe non essere d’accordo su uno qualsiasi dei quattro livelli indicati), verificato nel corso della terapia, aggiornato, se necessario, e concluso con la realizzazione dello scopo;

In conclusione, credo che la pianificazione del trattamento e la condivisione delle mete rappresenti uno strumento che il terapeuta consegna al cliente ribadendogli il suo potere nel processo terapeutico e offrendogli la possibilità di monitorare, in ogni momento, i risultati raggiunti attraverso passi concreti e osservabili. Attraverso la pianificazione del trattamento, la psicoterapia viene ‘codificata’ senza perdere l’attenzione su quello specifico paziente, rispetto al quale la creatività e l’intuizione dello psicoterapeuta contribuiranno a rispondere alla richiesta di cambiamento che egli porta.

Ciao, mi chiamo Francesca di Sipio e sono l'ideatrice di questo portale web. Sono una psicologa clinica, psicoterapeuta, analista-transazionale ad approccio integrato, psicologa dello sport. Il mio studio è sul territorio di Chieti-Pescara. Mi trovi sui social, sulla mail ma soprattutto al 3477504713

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Ho pensato questo evento di condivisione, se sei uno studente di psicologia o uno psicologo.

Parleremo insieme di un caso clinico da me seguito e ti mostrerò come ho impostato il piano di trattamento a partire dalla richiesta del paziente.

Un approccio pratico, ti offrirò anche riferimenti bibliografici.

Staremo insieme saremo in una sessione Skype condivisa e saremo in 4 massimo in 6.

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