Il 22 maggio 2012 nella Scuola Calcio presso cui collaboro, ho accompagnato allenatori e ragazzi a visitare lo Stadio Adriatico, ma soprattutto l’ufficio GOS (Gruppo Operativo Sicurezza), all’interno di un progetto, curato da me, dal titolo “Fair-play: noi giochiamo pulito”.
In quella sede la dott.ssa Ester Fratello, direttrice del GOS, e il dott. Luigi Gramenzi, addetto alla sicurezza del Pescara Calcio, hanno introdotto i ragazzi al tema della sicurezza negli stadi.
Abbiamo avuto la possibilità di sedere in sala Vip, per poter ammirare, da una posizione privilegiata, la verde landa di un campo di serie A. Lì abbiamo approfondito il tema della prevenzione alla violenza negli stadi, fuori dagli stadi e nella vita.
La dott.ssa Fratello coordina e gestisce un gruppo formato da poliziotti, carabinieri, vigili del fuoco, sanitari, responsabili degli steward, al fine di garantire il corretto svolgersi dell’evento sportivo, nella tutela di tutti i tifosi e di tutta la cittadinanza.
Questa visita attiene a un percorso di prevenzione primaria della devianza tra gli ultras, sviluppando e potenziando la vera mentalità vincente: quella che si distanzia e denuncia la violenza, sempre. Perché si è davvero campioni, quando si coglie nella regola, non uno sterile divieto, ma il seme stesso della libertà, della democrazia e della sicurezza per ciascuno. Quindi abbiamo avuto accesso alla sala Gos, l’ispettore Barbarossa ha acceso, per noi diversi monitor e ci ha mostrato come la Polizia Scientifica utilizza la tecnologia e le videocamere per garantire a tutti i tifosi lo spettacolo del calcio, tutelandone la protezione. In questa sede abbiamo avuto la piacevolissima sorpresa della visita del Questore di Pescara, dott. Paolo Passamonti, il quale ci ha salutato e ha avuto commenti di apprezzamento per l’iniziativa.
In seguito siamo andati negli spogliatoi e i ragazzi si sono proprio emozionati, hanno fotografato in buona sostanza tutto (anche i parastinchi di Insigne!) e si sono immaginati, per un mezzo pomeriggio, campioni anche loro. Hanno sognato un futuro bello, percorrendo i corridoi che conducono al campo e hanno corso, con tutto il fiato nei loro polmoni, sull’erba di Cascione, Verratti, Sansovini, Immobile e Insigne.
Questi nostri campioni un giorno, probabilmente, saranno calciatori professionisti, ma dato l’amore che hanno per questo sport, fin da oggi essi sono tifosi. Allora cos’è il “fair-play” per un tifoso? Esso è quel senso di autodisciplina, che anche in mezzo alla massa, permette a un giovane di mantenersi tranquillo e di non accedere alle parti aggressive di sé. È quel senso di fiducia in sé e nelle autorità che permette di godere di una partita in serenità. È quel senso di rispetto di sé e degli altri ai quali mai e per nessun motivo siamo autorizzati a fare del male. Io penso che ciascun genitore si sentirà tranquillo, quando il proprio figlio gli dirà: “Mamma, papà, vado a vedere il Pescara”, sapendo il proprio ragazzo maturo, responsabile, attento alle regole e consapevole.
Noi non vogliamo più la violenza negli stadi, non vogliamo più un approccio al gioco del calcio falloso e irrispettoso dell’avversario o dell’arbitro. Noi vogliamo sederci vicino ai nostri figli e sognare con loro un futuro da campioni: un futuro senza inutili violenze, in cui lo sport sia sana competizione, spettacolo e divertimento.
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