Il volley ha alcune caratteristiche che lo rendono unico e, a mio avviso, amabile: è uno sport di squadra che non prevede contatto fisico, giocato in partita (non in esibizione come ad esempio il nuoto sincronizzato). Già soltanto su queste tre caratteristiche si potrebbe a lungo discutere, perché sottintendono numerose implicazioni psicologiche. Va inoltre evidenziato come nella sua pratica non ci sia un limite di tempo, bensì una partita ha una durata dalla forbice molto ampia, ma lo vedremo in seguito. Il campo di gioco totale è di 9m x 18m e la presenza della rete, lo suddivide in due quadrati perfetti.
Da queste caratteristiche, a mio avviso, scaturiscono alcune conseguenze per chi, per professione o per passione, pratica questo sport.
A un pallavolista sono richieste:
- rapidità decisionale: in uno spazio di gioco così ristretto pallone viaggia velocemente (ricordiamo la battuta record di Ivan Zaytsev, pallavolista della nostra nazionale, alle scorse Olimpiadi di 127km/h) e i 6 giocatori devono scegliere come e dove ricevere o attaccare per fare punto;
- sano agonismo tattico: un modo di pensarsi atleta, avulso dalla possibilità di incontrare e scontrare in modo diretto l’avversario, ma che utilizzi il pallone come mediazione strumentale e come direzione una tattica condivisa, efficace, chiara (a tal punto ti invito a leggere anche “Psicologia della pallavolo“);
- lettura del gioco: dal punto 1 infatti, si intuisce come avere un’armoniosa -in quanto coinvolge l’intera squadra- capacità di comprendere la tattica dell’avversario, prevedere la sua successiva mossa, in modo che ciascun giocatore si posizioni al meglio per ridurre il rischio di far cadere il pallone nella propria metà campo;
- capacità di riorganizzarsi subito: un contrattacco rapido e la facoltà di reagire in modo propositivo, quando un errore diventa punto per l’avversario;
- rispetto dello spazio proprio e altrui: il posizionamento in campo è fondamentale e, per chi ha qualche elemento di tecnica e di tattica, è semplice vedere la danza generata dagli schemi;
- fiducia nel lavoro del compagno: in queste coreografie agonistiche, il pallavolista deve avere la certezza che il proprio compagno faccia il suo e faccia ciò che sa al meglio di come sa farlo. Curare lo spirito di squadra significa tenere presente che la squadra è il settimo giocatore, il più importante;
- tenuta mentale: una partita di pallavolo ha una durata che varia dai 20 minuti (la partita più corta della storia) alle 3 ore (la più lunga), pertanto lo sforzo mentale e fisico richiesto va dosato in base anche a questa caratteristica.
Lo sport è tale non solo perché allena i muscoli e dona sollievo al corpo, ci permette di liberare energia buona ed endorfine. Lo sport è -passatemi questo termine- sacro, in quanto sublimando le nostre cariche aggressive, attraverso le regole e i loro garanti (arbitri) ci permette di sviluppare la nostra resilienza, cioè ci insegna a fronteggiare le nostre cadute, gli urti degli avversari, le sconfitte, il peso delle vittorie, allenando la nostra forza d’animo.
La pallavolo è maestra in questo.
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