C’è una domanda che ho imparato a pormi da quando lavoro con i bambini.
Una domanda che mi aiuta come clinica.
Quanto spazio occupa questa persona?
Lungi dall’essere un modo di classificare in senso fisico chi mi sta difronte, questa domanda mi porta a consapevolizzare tutta una serie di vissuti che hanno a che fare con me, con l’altro, con il transfert, col contro-transfert, con la relazione dentro la stanza e fuori.
Corpi che parlano.
Non solo perchè conosciamo e comunichiamo attraverso il corpo o perchè la prima memoria che abbiamo è quella legata al corpo stesso, ma anche perchè questo corpo mi permette di essere in relazione con altri corpi.
La stessa psicoterapia è una metafora cui è toccata una lunga fortuna. Quando parliamo di cose che facciamo in terapia (…) la oggettifichiamo e la trattiamo come una specie di contenitore dentro il quale ci siamo noi che facciamo alcune cose, altrettanto reificate, che riusciamo a descrivere in molte maniere differenti e persino con una certa pretesa di precisione.
(M. Giuliani, Corpi che parlano, Durago edizioni, 2017.)
Ma quanta importanza e quale valore ha il corpo oggi?
La rivalutazione dell’importanza del corpo, fuori dalla logica della dualità cartesiana con la psiche, rappresenta uno dei traguardi più importanti della società contemporanea.
E il motto Mens sana in corpore sano ne rappresenta una buona sintesi, per quanto ancora lo sbilanciamento di alcuni equilibri è ancora importante se pensiamo al crescente numero di accessi alla chirurgia plastica, al ricorso a quella bariatrica, al moltiplicarsi di programmi televisivi che hanno il corpo come oggetto e la sua narrazione degli estremi come processo da attenzionare.
In questi spettacoli vengono vincolati due tipi di messaggi chiave contraddittori e tuttavia profondamente seduttivi. La chirurgia etica trattamenti cosmetici vengono proposti come illegittime pratiche di autogestione, Non sono diverse da lavarsi i denti. Al tempo stesso, però, le narrazioni sono in chiave di aspirazioni: i partecipanti rivendicano un cosiddetto vero se, o maggiore potere e la possibilità di prendere in mano il proprio destino. E la combinazione di questi due fattori che rende questi spettacoli così attraenti.
(Alessandro Lemma, Sotto la pelle, Raffaello cortina, 2015).
Pensare il proprio Sè corporeo e quello dell’altro permette un passaggio fondamentale nella terapia, quello di entrare in un a intimità autentica e di co-creare un ambiente in cui offrirsi permessi sia non solo possibile, ma anche necessario.
Allora il corpo del paziente inizia a comunicare in modo nuovo e l’armonia con cui occupa il suo spazio ci parla di nuovi apprendimenti e di cambiamenti realizzati.
Gentile è lo specchio,
guardo e vedo
che la mia anima ha un volto.
Ti saluto divinità della mia terra
il richiamo mi invita.
(Un irresistibile richiamo, brano di F. Battiato, T. D’Avila, M. Sgalambro)
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