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Intervista per il TG3 Abruzzo

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Intervista per il TG3 Abruzzo

Il gioco d’azzardo on line cresce durante la pandemia

Se fai clic qui e vai al minuto 17.28 trovi il servizio con il mio piccolo contributo.

 

Sono diversi gli aspetti da considerare circa la migrazione dei giocatori d’azzardo analogici verso il mondo digitale.

In questo momento storico in cui quello che accade fuori di noi è disperante sia da un punto di vista emotivo e relazionale sia economico, il giocatore d’azzardo può cristallizzare quegli aspetti che ne determinano la compulsività.

Penso, ad esempio, a quella condizione che psicologia chiamiamo alessitimia, ovvero quella ridotta capacità di tradurre con le parole i propri vissuti emotivi, che genera una sorta di isolamento individuale inconsapevole.

Questa situazione all’interno dell’isolamento nella quarantena diventa il ricettacolo di rabbie e paure, che genera un terreno fertile per quei giocatori alla ricerca di una sorta di riscatto attraverso una scommessa o una partita.

L’accesso gioco on-line è problematico per l’immediata disponibilità: 24 ore al giorno, basta un clic, in una strutturazione del tempo, quella del lockdown, in cui anche gli obblighi sociali come recarsi a lavoro o da un parente sono assenti.

Uno dei criteri, infatti, per stabilire se un giocatore è patologico è quello di valutare quanto il gioco lo influenzi e assorba. Sappiamo infatti che molto spesso il giocatore sacrifica sull’altare della ludopatia le propria attività lavorativa, la propria rete sociale e familiare.

Pensiamo inoltre alla condizione economica che nella percezione nostra può sempre di più diventare critica, mettendo il giocatore nella condizione di cercare quel colpo di fortuna che possa cambiargli la giornata o la vita.

Un’altra caratteristica del ludopatico, infatti, risiede in bias cognitivi, come quello del locus of control esterno, per cui egli attribuisce grande importanza alla fortuna (e dopo la giocata andata male alla sfortuna) non processando, ad esempio, le informazioni circa i dati statistici, nè avendo consapevolezza della propria responsabilità.

Concludo con un appello:

se senti che il gioco ti assorbe molto o assorbe molto un tuo familiare, puoi chiedere aiuto. Puoi farlo anche questo momento. Ci sono professionisti che possono essere a tua disposizione sia in presenza, sia on-line: la rete, è bene sottolinearlo, non nasconde solo pericoli, ma è anche  una grande risorsa.

 

Ciao, mi chiamo Francesca di Sipio e sono l'ideatrice di questo portale web. Sono una psicologa clinica, psicoterapeuta, analista-transazionale ad approccio integrato, psicologa dello sport. Il mio studio è sul territorio di Chieti-Pescara. Mi trovi sui social, sulla mail ma soprattutto al 3477504713

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