Cos’è l’estetica? Il termine dal verbo greco aistanomai che ha significati progressivi che vanno in primo luogo dalla percezione sensibile, poi alla percezione in generale e in particolare l’appercezione spirituale e infine il “comprende” dell’intelletto.
In questo senso la psicologia dell’arte si attarda sulla riflessione, comprensione e teorizzazione dei processi cognitivi, emotivi e comportamentali dell’arte stessa: aiuta la critica, studia i processi creativi, la relazione tra artista e opera d’arte, le implicazioni tra l’opera d’arte e il fruitore stesso dell’opera.
Pertanto parliamo di intelligenza, ma cos’è l’intelligenza?
Nel mio approccio essa è l’insieme dei processi mentali quali il ragionamento logico, le valutazioni la capacità di mantenere e raggiungere uno scopo o un compito, l’autocritica e l’autocorrezione.
Con intelligenza non possiamo che parlare in senso evolutivo di Piaget, il quale vede in questi due movimenti: l’assimilazione e l’accomodamento le facce di una stessa medaglia. Abbiamo bisogno di assimilare, ovvero di fare sedimentare un’informazione un nuovo apprendimento e di accomodarlo agli schemi che già abbiamo, così per esempio abbiamo imparato a parlare o a camminare.
Ovvero quello schema di suoni e significati o quello schema corporeo di equilibrio e passi l’ho fatto prima profondamente mio e l’ho integrato con quello che già avevo assimilato, producendo qualcosa di nuovo.
Per Gardner le intelligenze sono multiple: musicale, linguistica, corporea, spaziale e logico-matemaica.
Parliamo anche Creatività, un termine che derivando dal greco kraino cioè fare, comporre, compiere, ci racconta come vi sia una genitorialità dell’opera. Possiamo immaginare la creatività come su all’opposto di un continuum in cui dall’altro lato troviamo l’adattamento.
Essa è la capacità di cogliere nuove connessioni tra pensieri e oggetti, in cui il criterio è l’originalità.
Wertheimer riconosce al pensiero produttivo i caratteri dell’esplorazione e dell’avventura. Allora permettimi una digressione verso l’approccio teorico su cui mi sono maggiormente formata che è l’analisi transazionale.
Il suo fondatore Berne ha avuto il grande merito di aver operazionalizzato la seconda topica di Freud, quella che divideva la psiche umana in Io, Es e Super-io.
Partiamo dal Super-Io, quello che Berne chiama Genitore, ecco ognuno di noi ha interiorizzato insegnamenti, comportamenti dalle figure di attaccamento, questi insegnamenti hanno il compito perlopiù di proteggerci e alle volte difenderci. Imparare a guardare a dx e a x quado attraversiamo è un atteggiamento buono, non fidarsi mai di nessuno lo è di meno… o per nulla.
Dal Genitore abbiamo quindi dei messaggi.
Poi abbiamo l’Io, quello che Berne chiama Adulto, che è un processore interiore che prende decisioni nel qui ed ora e media le richieste della realtà, c permette di scegliere di agire nel concreto: ho fame, mi faccio un panino. Ecco la scelta di farmi un panino, è presa col nostro adulto.
Infine abbiamo il Bambino, ovvero quello che Freud chiamava Es, la nostra parte primitiva in connessione con i bisogni e le emozioni. Io per definire questo Stato dell’io mi avvalgo sempre delle parole di Pascoli “Egli è l’Adamo che mette nome a tutto ciò che vede e sente”. Il bambino può essere adattato o ribelle, cioè nel primo caso non si esprime e nel secondo esprime in maniera disadattiva quello che sente, oppure può essere libero E arriviamo allo stato dell’Io che più mi interessa nel nostro discorso: il bambino libero è creativo per antonomasia, ma non è avulso dalle influenze del Genitore, da cui impara le regole e dall’adulto che mette in pratica, realizza ciò che nasce dall’interazione tra Genitore e bambino.
Guilford a tal proposito parla di un pensiero divergente che sta all’opposto del pensiero convergente e di una fluidità funzionale cioè di trovare nella materia funzioni diverse da quelle abituali.
Facciamo un esempio caro alla gestalt
Allora vediamo che la creatività è la capacità mentale di ristrutturare dei dati secondo vettori originati dalle necessità interne dei problemi.
Pertanto la creatività è combintiva quando opera sulle relazioni tra le cose, è trasformativa quando reperisce nuovi principi ed è mutativa, quando opera sulle relazioni possibili.
Con Rogers possiamo dire che la creatività è il prodotto dell’interazione tra la persona e la materia, le circostanze, gli eventi.
La psicologia ci insegna che essa è ostacolata dai blocchi emotivi.
Quello che le scienze psicologiche attestano è che il creativo è motivato dalla curiosità e del bisogno di successo e di ordine; egli è autorevole, autonomo, informale, scarsamente inibito, quindi libero, ha una grossa capacità di lavoro e di autodisciplina, ha molti interessi e relazioni sociali, benché sia riservato, non è adattato in senso psicologico.
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