Quando da piccola mi domandavo quale lavoro mi sarebbe piaciuto fare da grande, mi rispondevo in mille modi: poliziotta, fioraia, ballerina, giornalista, scrittrice, astronauta, titolare di un’agenzia viaggi.
In quella indecisione tra tutto, perché tutto mi piaceva, perché tutto sarei potuta ancora diventare, perché ero affamata di vita, in quella indecisione santa, un giorno dissi a mia madre: “Mamma, ho capito, voglio fare l’ingegnere delle parole“.
Volevo capire come nascessero, perché significassero proprio quello e non altro. Volevo toccare come erano composte, volevo inventarci, infine, storie nuove.
Sentivo in modo vivo e ingenuo che dentro le parole esistessero mondi. Sentivo che dentro le parole ci fosse un dinamismo inafferrabile e che, allo stesso tempo, esse fossero sempre lì, in quella forma, permettendosi il lusso di cambi d’abito una volta ogni tanto, quando il colloquiale vince sul formale.
Sono convinta che se io ti dico “Tramonto” o “Luna” in te e in me si evocano immagini differenti, ricordi differenti, emozioni differenti eppure entrambi, io e tu, sappiamo di cosa stiamo parlando.
Se dico “Tramonto“, penso ad un quadro che dipinsi alle medie e in cui mi aiutò mio padre.
Se dico “Luna“, penso al “Canto notturno di un pastore errante d’Asia” di Giacomo Leopardi.
E chissà cosa pensi tu e che ci metti dentro queste parole?!?!
Su tutto questo Freud con le Libere Associazioni ci ha costruito gran parte della propria tecnica e della propria teoria e ci ha guarito molti pazienti.
Questo mi affascina e lascia senza fiato, perché nonostante i tanti sviluppi che la Psicoanalisi ha avuto nel corso dei decenni, il suo strumento è ancora la parola.
Una delle cose più interessanti che ho approfondito negli anni di studio universitario è che l’uomo crea le parole e allo stesso tempo quelle parole modellano in qualche modo il cervello e il mondo.
Per una come me, che di mestiere fa l’Ingegnere delle parole, con sottotitolo di Psicologa Clinica e Psicoterapeuta, pensare le parole in questo modo significa credere che
possiamo parlare di tutto e che parlando modelliamo mondi, liberiamo significati, abbracciamo l’umano.
Un po’ come quando fermi un’ape, ne contempli la bellezza, sapendo che la sua vita e la tua sono in volo.
(Photo courtesy of Davide Salvatore)
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