Eccoci a Gennaio, grande lunedì dell’anno, in cui progetti e nuovi propositi si fanno spazio tra le agende.
Così, tra la palestra e la dieta, l’idea di chiamare lo psicologo ti accarezza.
Probabilmente hai già un numero e un nome, raccomandato da un amico che l’ha fatto e si è trovato davvero molto bene e ha scoperto che… lo psicologo non dà consigli e nemmeno risolve i problemi.
Ha scoperto che lo psicologo accoglie e accompagna. Offre uno spazio e un tempo condivisi, in cui raccontare la propria storia col proprio dolore ma anche con le risorse. Coi lutti, con le mancanze e col conforto.
Questa storia, che è la tua storia, che si annoda nello stomaco, può essere dipanata. Può acquistare senso. Può prendere, leggera, il proprio volo. Questa storia che sei tu, che sono io, che è fatta di relazioni e parole, proprio in un rapporto in cui le parole sono scelte con cura e attenzione, può diventare sostanza di un percorso esistenziale unico. Il tuo. Il mio.
Quindi a Gennaio, dopo il tempo condiviso a casa, tempo in cui facciamo spesso i conti col le nostre origini e con quello che abbiamo finora costruito, può nascere, timido, il desiderio di aprirsi nello spazio protetto di una relazione terapeutica, per affrontare vecchi o nuovi fantasmi, per raccontare la tua storia o quella della tua famiglia, in cui ti sei sentito nutrito ma anche travolto e dare un senso a questi due aspetti.
La paura di non trovarti bene, di doversi aprire, di capitare nelle mani sbagliate, la paura di chiedere aiuto, può essere costruttiva, se diventa nostra alleata nello scegliere con cura e attenzione il professionista a cui rivolgerci, per fare insieme una straordinaria esperienza di accoglienza e costruzione di senso.
Buona ricerca, allora, e buon percorso.
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