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Quella fame chiamata invidia

Analisi Transazionale

Quella fame chiamata invidia

Possibili spiegazioni psicologiche del peccato capitale

Ci sono persone o personalità che hanno un particolare modo di misurare il mondo, di concepirlo, di abitarlo e viverlo: quello di valutare attraverso un podio interiore o una classifica sempre aperta se stessi e gli altri. 

Quando questa classifica non ammette sconti, tregue,  l’atteggiamento si fa più rigido e inflessibile e si passa dalla svalutazione insopportabile di sè a quella dell’altro. 

Se la realtà, tuttavia suggerisce che l’altro è più avanti con un punteggio, con dei traguardi, con il successo affettivo o professionale la rabbia verso quella persona si può fare invidia. 

L’invidia è quella disposizione che induce l’uomo a godere del male altrui e a rattristarsi, al contrario, dell’altrui bene. (B. Spinoza)

Tuttavia questo non risulterebbe essere un problema: perché parla di una fragilità, della necessità di rivedere e intendere se stesso e l’altro e la relazione.

Quello che desta preoccupazione nel processo dell’invidioso è quello che noi psicologi comunemente cambiamo “passaggio all’atto”. Esso può esplicarsi con il far circolare voci cattive, il mettere lo sgambetto, la calunnia o azioni di boicottaggio. 

È importante sottolineare che l’invidia può essere frutto di quel nostro bisogno primario, da Berne chiamato anche fame che è il riconoscimento sociale

Quando in senso dicotomico questo bisogno ci fa passare ad una descrizione della realtà nei termini di “meglio o peggio di me”, l’invidia ci aiuta a proteggere un senso integro, coeso e sufficientemente buono di identità.

Svalutare l’altro o ipervalutare se stessi genera un disagio che può essere superato laddove ci sia una profonda accoglienza di sè, dell’altro e della realtà per quello che sono: ricche di risorse ma anche di limiti.

Ecco mettere in dialogo, integrare gli aspetti, anzichè mantenere una posizione forzatamente polarizzata, ci aiuta a liberare significati, a trovare senso, a offrire permessi: quello di non essere perfetti o primi a tutti costi; o quello da dare all’altro di poter essere bravo, realizzato, migliore senza avvertirci una minaccia.

Ciao, mi chiamo Francesca di Sipio e sono l'ideatrice di questo portale web. Sono una psicologa clinica, psicoterapeuta, analista-transazionale ad approccio integrato, psicologa dello sport. Il mio studio è sul territorio di Chieti-Pescara. Mi trovi sui social, sulla mail ma soprattutto al 3477504713

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