Ci sono persone o personalità che hanno un particolare modo di misurare il mondo, di concepirlo, di abitarlo e viverlo: quello di valutare attraverso un podio interiore o una classifica sempre aperta se stessi e gli altri.
Quando questa classifica non ammette sconti, tregue, l’atteggiamento si fa più rigido e inflessibile e si passa dalla svalutazione insopportabile di sè a quella dell’altro.
Se la realtà, tuttavia suggerisce che l’altro è più avanti con un punteggio, con dei traguardi, con il successo affettivo o professionale la rabbia verso quella persona si può fare invidia.
L’invidia è quella disposizione che induce l’uomo a godere del male altrui e a rattristarsi, al contrario, dell’altrui bene. (B. Spinoza)
Tuttavia questo non risulterebbe essere un problema: perché parla di una fragilità, della necessità di rivedere e intendere se stesso e l’altro e la relazione.
Quello che desta preoccupazione nel processo dell’invidioso è quello che noi psicologi comunemente cambiamo “passaggio all’atto”. Esso può esplicarsi con il far circolare voci cattive, il mettere lo sgambetto, la calunnia o azioni di boicottaggio.
È importante sottolineare che l’invidia può essere frutto di quel nostro bisogno primario, da Berne chiamato anche fame che è il riconoscimento sociale.
Quando in senso dicotomico questo bisogno ci fa passare ad una descrizione della realtà nei termini di “meglio o peggio di me”, l’invidia ci aiuta a proteggere un senso integro, coeso e sufficientemente buono di identità.
Svalutare l’altro o ipervalutare se stessi genera un disagio che può essere superato laddove ci sia una profonda accoglienza di sè, dell’altro e della realtà per quello che sono: ricche di risorse ma anche di limiti.
Ecco mettere in dialogo, integrare gli aspetti, anzichè mantenere una posizione forzatamente polarizzata, ci aiuta a liberare significati, a trovare senso, a offrire permessi: quello di non essere perfetti o primi a tutti costi; o quello da dare all’altro di poter essere bravo, realizzato, migliore senza avvertirci una minaccia.
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