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Il Lockdown e il lavoro dell’atleta Cavuto

Sport

Il Lockdown e il lavoro dell’atleta Cavuto

Ti sei mai chiesto come un atleta di professione abbia lavorato durante la pandemia?

 

Την παιδειαν ελεγεν εν μεν ταις ευτυχιαις ειναι κοσμον, εν δε ταις ατυχιαις καταφυγην.

Diceva  che l’educazione fosse misura dei successi e riparo per gli insuccessi.

 Detti di Aristotele di Diogene Laerzio

 

Fai clic sull’immagine per ascoltare e guardare l’intervista.

Il mondo dello sport e quello del volley, hanno subìto lo stop per via del Covid-19.

In alcuni momenti l’attività fisica anche individuale all’aperto è stata giustamente sospesa.

Così quegli atleti che, come Oreste Cavuto, vivono di sport, hanno dovuto riorganizzare il proprio lavoro.

E anche quel complesso di gesti così tanto corporei si è trasferito in quell’universo che abbiamo imparato a chiamare Smart Working.

Così lo sportivo ha lavorato da solo, da casa, mantenendo, come ci dice il pallavolista abruzzese, quel tono muscolare così importante per la prevenzione degli infortuni.

E poi c’è un altro modo di lavorare, quello mentale e relazionale, come suggerisce Cavuto, in questo e altri passaggi, di cui alcuni sono racchiusi nella chiacchierata privata che ha anticipato l’intervista.

Per guardare l’intera intervista clicca qui.

Ovvero ripensando al proprio modo di essere all’interno della squadra e della Società sportiva.

Domande come “Chi sono io per la squadra? Qual è il mio contributo? Come posso creare relazioni di fiducia significative con l’allenatore, il fisioterapista, il compagno?” rappresentano quello scarto che fa di una squadra forte, una squadra che vince e di un atleta, un campione.

Esiste un modo di lavorare anche quando la palla non vola a velocità stratosferiche.

Esiste un modo di lavorare anche quando le tifoserie sono chissà dove.

Esiste un modo di lavorare dentro quella palestra che i Greci chiamavano Gymnasium, in cui si costruisce l’uomo, quello spazio che da esterno si fa interno, interiore, intimo. Esso è il luogo in cui si fanno visualizzazioni mentali, si creano connessioni tra mondi: quello fisico dell’azione e quello fisiologico dell’emotività, in cui si crea l’uomo oltre l’atleta.

Ed è il contatto diretto con quel mondo che ci mantiene concentrati, consapevoli e in grado di assorbire perfino i colpi, imparando lezioni importanti.

 

Ciao, mi chiamo Francesca di Sipio e sono l'ideatrice di questo portale web. Sono una psicologa clinica, psicoterapeuta, analista-transazionale ad approccio integrato, psicologa dello sport. Il mio studio è sul territorio di Chieti-Pescara. Mi trovi sui social, sulla mail ma soprattutto al 3477504713

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