I dati dell’Istat pubblicati nel novembre 2011 segnalano come nell’anno 2010 in Italia si siano registrati 211.404 incidenti stradali con 4.090 mortali e 302.735 feriti. Benché questi dati siano certamente inferiori a quelli degli anni precedenti (-1,29 rispetto al 2009), l’Italia non ha centrato gli obiettivi previsti dall’Unione Europea tra il 2001e il 2010, classificandosi XII rispetto agli altri Stati.
I dati più allarmanti sono quelli relativi alla mortalità dei giovani, soprattutto nelle nottate del venerdì e del sabato e gli incidenti mortali che avvengono per distrazione alla guida ed eccesso di velocità. Per ciò che riguarda la provincia di Chieti lo scorso anno abbiamo avuto su un totale di 1079 incidenti, 20 morti e 1764 feriti, di cui 25 gravissimi.
Chiaramente il numero delle vittime è sicuramente molto più elevato, se si considera, insieme con i protagonisti stessi dei sinistri, i familiari delle persone coinvolte come portatrici, a loro volta, di dolore, disperazione, grave disagio psicologico, tendenza a ricordare ossessivamente l’evento traumatico, disturbi del sonno, sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri, affettività ridotta e sentimenti di diminuzione delle prospettive future.
Tale sintomatologia è riconducibile a quanto nel DSM IVtr (Manuale diagnostico-statistico dei disturbi mentali) viene indicato come Disturbo Post-traumatico da Stress (PTSD). Questa situazione sintomatologica può interessare anche coloro che offrono il primo soccorso, professionisti inclusi, coloro che assistono agli incidenti stessi (persone coinvolte in maniera meno grave o passanti) e familiari delle vittime. Il costo sociale e psicologico per tali tipi di eventi è certamente gravoso; si potrebbe pertanto intervenire in modo da ridurre tali vissuti catastrofici. La letteratura scientifica psicologica, infatti, riporta come il disagio vissuto da tali soggetti possa esporre gli stessi oltre che al peggioramento crescente dei sintomi sopra riportati, anche a una più suscettibile vulnerabilità verso altri tipi di sintomatologie, come, ad esempio, la depressione e l’abuso di sostanze; con un inevitabile effetto domino non solo sul benessere individuale dei soggetti, ma anche circa i costi sociali di interventi successivi, laddove il disagio risulti più cronicizzato, con una prognosi, quindi, meno favorevole.
Pertanto sarebbe auspicabile una maggiore sensibilizzazione all’educazione stradale, al rispetto delle regole della strada, alla guida prudente e ancora un maggior senso di responsabilità sociale e di cittadinanza attiva. Inoltre ci si attende il potenziamento del senso civico nel volontariato, un maggior sostegno soprattutto ai giovani nella prevenzione di incidenti stradali, un globale aumento del benessere psicologico individuale e sociale, un rinnovato fermento culturale e la valorizzazione delle splendide potenzialità dei giovani. L’attenuazione, infine, dei sintomi e del disagio psicologico di quanti sono vittime e prossimi a vittime di sinistri stradali.
Lavorare sui tre tipi di prevenzione possibili (primaria, secondaria, terziaria), è possibile, a mio avviso, ma vediamo come.
Per quanto concerne il primo tipo di prevenzione in merito agli incidenti stradali, si potrebbe lavorare attraverso tavole rotonde, incontri con i giovani nelle scuole medie e superiori, campagne di sensibilizzazione;
per quanto riguarda la prevenzione secondaria, sarebbe il caso di intervenire attraverso esperti che guidino le vittime di incidenti nella risoluzione e nel disbrigo di pratiche burocratiche relative all’incidente: un avvocato per ciò che concerne l’aspetto giuridico, un medico legale per la valutazione medica e uno psicologo per la valutazione del danno esistenziale;
la prevenzione di tipo terziario ha come fulcro gli aspetti clinici di quanti, avendo subìto, assistito o avendo persone care coinvolte in gravi incidenti stradali, possono sviluppare un PTSD (Disturbo Post Traumatico da Stress), con conseguenze spesso troppo gravose per la propria intera esistenza, per mezzo di percorsi di psicoterapia individuale e di gruppo.
Ma cos’è un Disturbo post traumatico da stress?
Ecco i criteri per riconoscerlo posti dal DSM IV Tr:
- La persona è stata esposta ad un evento traumatico nel quale erano presenti entrambe le caratteristiche seguenti:
la persona ha vissuto, ha assistito, o si è confrontata con un evento o con eventi che hanno implicato morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri;
la risposta della persona comprendeva paura intensa, sentimenti di impotenza, o di orrore. Nota Nei bambini questo può essere espresso con comportamento disorganizzato o agitato.
- L’evento traumatico viene rivissuto persistentemente in uno (o più) dei seguenti modi:
ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell’evento, che comprendono immagini, pensieri, o percezioni. Nota Nei bambini piccoli si possono manifestare giochi ripetitivi in cui vengono espressi temi o aspetti riguardanti il trauma;
sogni spiacevoli ricorrenti dell’evento. Nota Nei bambini possono essere presenti sogni spaventosi senza un contenuto riconoscibile;
agire o sentire come se l’evento traumatico si stesse ripresentando (ciò include sensazioni di rivivere l’esperienza, illusioni, allucinazioni, ed episodi dissociativi di flashback, compresi quelli che si manifestano al risveglio o in stato di intossicazione). Nota Nei bambini piccoli possono manifestarsi rappresentazioni ripetitive specifiche del trauma;
disagio psicologico intenso all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico;
reattività fisiologica o esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico.
- Evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma e attenuazione della reattività generale (non presenti prima del trauma), come indicato da tre (o più) dei seguenti elementi:
sforzi per evitare pensieri, sensazioni o conversazioni associate con il trauma;
sforzi per evitare attività, luoghi o persone che evocano ricordi del trauma;
incapacità di ricordare qualche aspetto importante del trauma;
riduzione marcata dell’interesse o della partecipazione ad attività significative;
sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri;
affettività ridotta (per es., incapacità di provare sentimenti di amore);
sentimenti di diminuzione delle prospettive future (per es. aspettarsi di non poter avere una carriera, un matrimonio o dei figli, o una normale durata della vita).
- Sintomi persistenti di aumentato arousal (non presenti prima del trauma), come indicato da almeno due dei seguenti elementi.
difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno;
irritabilità o scoppi di collera;
difficoltà a concentrarsi;
ipervigilanza;
esagerate risposte di allarme.
- La durata del disturbo (sintomi ai Criteri B, C e D) è superiore a 1 mese.
- Il disturbo causa disagio clinicamente significativo o menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.
Specificare se
Acuto: se la durata dei sintomi è inferiore a 3 mesi
Cronico: se la durata dei sintomi è 3 mesi o più.
Specificare se:
A esordio ritardato: se l’esordio dei sintomi avviene almeno 6 mesi dopo l’evento stressante.
Intervenire in questi casi è possibile, resta solo da auspicare una maggiore sensibilizzazione degli Enti Pubblici nel supportare questo tipo di disagio.
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