Il lavoro di comunicazione che porto avanti, quello nella stanza di psicoterapia, quello di rete tra colleghi o i convegni cui sono chiamata a dare il mio contributo spingono avanti la mia riflessione circa la relazione che intercorre tra l’uomo e la macchina, la tecnologia, la rete.
Queste considerazioni sarebbero obsolete, se soffermassi a chiedermi se lo sviluppo è un bene e un male.
Perché come internet e i social ci abbiano migliorato la vita, connettendoci con tutte le parti del mondo è sotto gli occhi di tutti. I gradi di separazione si sono ridotti, la condivisione è diventata un modo di stare insieme, la possibilità di essere informati è alla portata di tutti.
Ma quale relazione intercorre tra me e la rete? Come scelgo cosa rendere pubblico di me? Quanto tempo ci dedico? Quanto sono consapevole delle dinamiche per cui da utente della rete posso diventare un prodotto da vendere?
Il caso dei nostri dati venduti da Zuckerberg, le interferenze del suo Facebook con la politica, per le quali lo stesso si è scusato con gli Usa prima e con l’Ue poi, rendono l’idea circa l’importanza di quello che diamo in pasto a internet.
Può accadere, ed è accaduto, che mentre proviamo a divertirci con un programmino che ci dice come saremo a 70 anni , mentre ammazziamo la noia così, con qualche inconsapevole clic, autorizziamo chissà chi a divulgare cosa ci piace mangiare, chi voteremo o quali acquisti pensiamo di fare.
Allora penso ad un concetto molto caro alla Psicologia, introdotto da un tale di nome Jaspers, quello di “Confini dell’Io“, ovvero di quella pelle in cui racchiudo me stesso, che è luogo di contatto, ma anche di limite, che creo attraverso le esperienze emotive, affettive, sociali, culturali e la riflessione su esse.
Trovo cruciale pensare e ripensare alla linea che demarca la mia intimità, la mia interiorità (è ricchissima la distinzione tra questo aggettivo e il suo comparativo e superlativo!) e renderla sempre più mia.
Penso alla consapevolezza di questi confini: non troppo rigidi, ma nemmeno troppo lassi perché possano svolgere la propria funzione.
Ecco, questa immensa risorsa che è la rete, sento che può portare noi utenti a riflettere in modo compiuto su chi siamo, su come abbracciare questa umanità più vicina e su cosa tenere nelle stanze riservate dalla nostra interiorità.
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