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Continua il nostro viaggio nel mondo dello sviluppo del linguaggio accompagnati dal prof. Mirco Fasolo, docente presso l’Università degli Studi G. D’Annunzio.
Chi può diagnosticare un ritardo nello sviluppo del linguaggio? E quando?
“Bisogna innanzitutto fare un distinguo tra ritardo e disturbo del linguaggio -spiega il prof.- Il disturbo è più cristallizzato e si diagnostica intorno ai 6 anni, generalmente con la segnalazione della scuola.”
Il ritardo invece è una dimensione a cui prestare molta attenzione, perché gli elementi di cui si compone sono complessi, dinamici e in continuo divenire, trattandosi appunto di bambini che vanno dai 18 mesi ai 5 anni.
Il ritardo può essere recuperato nei late talker (fino ai 5-6 anni), addirittura statisticamente una percentuale altissima di bambini recupera da sola.
“Il problema -continua Fasolo- è quando questo non accade, ovvero nel 10-15% dei bambini al di sotto dei 4 anni.”
Se si interviene entro i 36 mesi di età vi è un’elevata percentuale di successo dell’intervento. Esso viene effettuato da equipe formate da neuropsicologi, psicologi, logopedisti che spesso si “limitano” ad assegnare compiti ai genitori.
“L’approccio wait and see (aspetta e guarda) non è efficace in altri ambiti della salute del bambino, non lo è nemmeno per la dimensione psicologica -continua poi l’esperto- se si aspettano i 6 anni il bambino ha patito un ritardo che è diventato disturbo”.
Ma il disturbo nel linguaggio non riguarda solo questo ambito, ne investe altri come il comportamento, l’interazione, la socialità, il successo scolastico.
“Se hai un dubbio, toglitelo. Questo ti aiuterà a vivere meglio anche la relazione con tuo figlio. D’altronde nessuno insegna come fare i genitori. Un genitore bravo è quello che sbaglia meno.
Avere un figlio genera ansia, avere paura dell’inadeguatezza del figlio genera ancora più ansia, l’interazione con le persone genera ansia.”
Il bambino impara imitando e impara sopratutto nella relazione. Spesso “col latte si ciuccia anche l’ansia, penso alle mamme shaker, che abituano il bambino ad essere sempre in movimento -sintetizza il prof. Fasolo- questa caratteristica poi può diventare una costante nello sviluppo del bambino”.
Farsi aiutare da esperti e professionisti è importante, perché se vivi bene il tuo bambino, vivi bene te stesso e se vivi bene te stesso, vivi bene il tuo bambino.
Buon percorso allora!
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