– Paolo, parlaci di questa tua logica del percorso… di questo continuum col focus sul controllo della propria “metà campo”
-A volte la vittoria e la sconfitta -spiega il campione mondiale di beach volley, Paolo Nicolai- possono essere determinate da fattori esterni. L’obiettivo è fare il meglio che si può: delle volte è vincere, perché le nostre caratteristiche di base ci possono portare alla vittoria. Però, se così non è e incontriamo una squadra più forte, può succedere di perdere ed è importante saper approcciare queste situazioni.
La valutazione della prestazione dev’essere sulla prestazione, non sul risultato.
-Paolo, quanto conta il divertimento?
-Il divertimento è lo start… Ho iniziato a giocare a pallavolo perché è lo sport che mi diverte di più.
… e anche con la crescita delle responsabilità sportive, questo concetto resta immutato per il campione.
-Come di gestisce lo spogliatoio quando si è in due?
-Per un certo senso è più semplice, perché ad esempio non ci sono le riserve e sai che, anche se hai giocato male, torni in campo la volta dopo. Però- continua Nicolai- è un rapporto a due e ci sono dei momenti in cui staresti per i fatti tuoi. La gestione del ‘fuoricampo’ è importante e per questo è fondamentale lo staff, che assorbe le lamentele o i piccoli problemi. Questa relazione a due educa al saper aspettare.
L’ausilio dell’allenatore o dello psicologo delle volte distrugge i problemi prima ancora che si vengano a creare.
-Quanto è importante nello sviluppo psico-fisico dei ragazzi l’attività sportiva?
-È fondamentale, perchè ad esempio anche il semplice fatto di non sentirti goffo può aiutare nelle relazioni.
Lo sport è un piccolo spaccato di società, in cui fatiche e gioie delle relazioni, vittorie e sconfitte le affronti prima in palestra. Lo sport è una scuola di vita.
-C’è stato un momento in cui hai consapevolizzato che sportivamente avresti potuto farcela?
-È arrivato tutto un passo alla volta, fino a un “Proviamo a qualificarci per le olimpiadi”. Allora ho capito che stavo facendo quella professione. Quando poi ti si chiede di allenarti 14-15 volte alla settimana, cominci a guadagnare, capisci che è il tuo lavoro in quel momento.
Io lo vivo con lo stesso spirito di quando avevo 12 anni… con qualche responsabilità in più.
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