Esiste un modo di pensare se stessi cristallizzato.
Esiste un modo di pensare la propria intelligenza ancora unicamente legato alle competenze scolastiche.
“Ma questi libri tu li hai letti tutti?“, mi chiede Luca, guardando la mia biblioteca al nostro primo incontro presso il mio studio.
Luca (nome di fantasia) è un giocatore di basket di un livello decisamente buono, categoria A2, che si reca presso il mio studio per raccontarmi di come nelle partite fuori casa renda meno. Da me voleva sapere il perché. Insieme invece trovammo un come.
Quel suo incipit, come spesso accade, è portatore di grandi significati.
“Li ho letti quasi tutti, Luca.”
Spesso gli atleti hanno un’idea di sè come di poco intelligenti perché ancorano il concetto di intelligenza al voto scolastico.
Ma non solo gli atleti. Molti pensano che se a scuola non andavano bene è perché non erano sufficientemente intelligenti.
Quando Luca con me scopre di avere un particolare tipo di intelligenza chiamata motoria o cinestesica il suo viso si fa più sereno.
Quando gli dico che quei libri stanno al mio lavoro come le ore in palestra stanno al suo, inizia a pensare in modo più creativo e questo avrà ripercussioni anche nel suo modo di stare in campo.
Di questo sia io sia Luca dobbiamo essere grati ad un ricercatore di nome Howard Gardner che ha messo in circolo il concetto di intelligenze multiple.
Nel grande prisma delle intelligenze, questo studioso ne ha individuate 7:
- l’intelligenza linguistica (abilità nel parlato, proprietà linguistica, abilità nello scrivere…);
- l’intelligenza logico-matematica (far di conto, ma anche scomporre problemi per trovare soluzioni…);
- l’intelligenza spaziale (come ci si muove nello spazio e senso di orientamento…);
- l’intelligenza sociale (riguarda la capacità di relazionarsi con gli altri…);
- l’intelligenza introspettiva (riguarda la capacità di riflettere su sè…);
- l’intelligenza corporeo-cinestetica (riguarda la capacità di coordinare movimenti sia grossi sia fini…);
- l’intelligenza musicale (riguarda la possibilità di comporre musica, ad esempio).
Ad esse in seguito sono state aggiunte le tre intelligenze:
- quella intrapersonale (la capacità di autoconoscenza ed esplorazione emotiva, affettiva, intenzionale propria…);
- e quella interpersonale (comunemente chiamiamo empatia circa emozioni, vissuti sentimenti altrui);
- e quella naturalistica (riguarda la capacità ad esempio di conoscere piante o animali e di riconoscerne le qualità).
La parola chiave di questa concezione di intelligenza è “multipla” (D. Goleman, Intelligenza emotiva).
Quella antica divisione cartesiana tra res cogitans e res exstensa, tra mente e corpo con occhio strizzato per importanza alle capacità della mente è superata.
La necessità di una integrazione in cui anche il corpo sia elevato ad uno status di aspetto dell’intelligenza è un dato di fatto scientifico acclarato.
Quando si compie un movimento, quando si risolve con un gesto una partita o una gara, o, addirittura quando con l’espressione mimica un attore trasmette il proprio personaggio, parliamo di corpo e della sua intelligenza.
Col corpo conosciamo il mondo e ce ne accorgiamo non solo guardando i bambini e in particolare i neonati, ma anche pensando a come comunichiamo: produciamo, infatti, in continuazione metafore che passano attraverso la nostra conoscenza fisica del mondo.
Ne è un esempio la parola “pesantezza” in una frase tipo “quella situazione è pesante“, tutti sappiano cosa voglia significare ma ovviamente una situazione non ha corpo, non ha peso specifico.
La verità è che impariamo col corpo, contiamo a base 10, perché abbiamo 10 dita oppure abbiamo candelabri particolari (menorah) usati nelle Chiese e nelle Sinagoghe a 7 braccia, perché 7 sono gli orifizi del nostro cranio.
E ancora è dal nostro corpo e dalle prime cure ad esso riservato che impariamo le relazioni e, con esse, il valore di noi stessi. Penso ad una neomamma o ad un neopapà che cambia un pannolino, al bagnetto, al tipo di svezzamento.
Tenere a mente (guarda un po’ una metafora col senso fisico!) questo potrebbe costituire una fondamentale rivoluzione verso un senso di realizzazione più trasversale, avere 5 in italiano e 9 in educazione fisica diventa così non solo secondario, ma non è nemmeno più problematico, dal momento in cui le intelligenze sono tante e possono anche essere allenate.
Ecco, aver scoperto questo ha condotto Luca verso nuove prospettive e io che con lui le ho contemplate mi sono sentita fiera, commossa, grata.
Bibliografia
G. Bateson, Verso un’ecologia della mente
H. Gardner, Formae mentis
D. Goleman, Intelligenza emotiva
M. Giuliani, Corpi che parlano
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